Giallo del cadavere mummificato a Fano: le impronte digitali le uniche certezze

Giallo del cadavere mummificato a Fano: le impronte digitali le uniche certezze
Giallo del cadavere mummificato a Fano: le impronte digitali le uniche certezze
di Osvaldo Scatassi
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Giovedì 5 Ottobre 2023, 01:45 - Ultimo aggiornamento: 15:18

FANO - Resta senza nome e senza cognome quel corpo quasi mummificato che è stato scoperto nella mattinata di martedì scorso a Madonna Ponte di Fano, a circa un chilometro dall’omonimo santuario. Effettuata ieri l’autopsia nel corso della quale sono state rilevate le impronte digitali, poi inviate alla polizia scientifica di Ancona. Un’operazione complessa possibile grazie a tecnologie all’avanguardia. 

Le verifiche

Servono come supporto a ricerche su scala nazionale, avviate per identificare la persona che ha vissuto i suoi ultimi istanti in un’isolata radura lungo la riva sinistra del fiume Metauro.

Nella tarda mattinata di ieri sembrava si fosse vicini a una svolta, ma la pista si è raffreddata nelle ore successive. Il cadavere appartiene a un uomo di origini africane, all’apparenza giovane. Fin dai primi accertamenti cadaverici hanno subito escluso la morte violenta. Non sono state infatti individuate lesioni oppure ferite compatibili con un’aggressione. Un nome e un cognome sono però indispensabili per ricostruire una vicenda umana e per chiarire fino in fondo l’accaduto. L’esame autoptico è stato effettuato durante la giornata di ieri, nella camera mortuaria dell’ospedale Santa Croce a Fano, dov’è stato portato il corpo. Saranno gli esiti delle analisi a stabilire con precisione quando sia deceduto il giovane uomo e se la causa della morte sia un malore improvviso oppure l’ingerimento volontario di sostanze tossiche. Quanto alle impronte digitali, rilevarle è stata un’operazione piuttosto complessa, considerando che il cadavere è quasi mummificato: sono stati infatti utilizzati materiali, sostanze e strumenti senz’altro sofisticati. Lo stato di conservazione fa dunque ritenere che il corpo sia rimasto a lungo esposto agli agenti atmosferici e agli animali. Dalla postura e da alcuni dettagli (come le ciabatte ancora ai piedi) gli inquirenti tendono inoltre a escludere che il corpo sia stato trasportato da un altro luogo per essere abbandonato tra la vegetazione più alta della radura. L’agghiacciante scoperta è toccata a un cercatore di funghi, che stava seguendo uno stradello sterrato lungo il fiume. Sullo stesso lato, lontani qualche centinaio di metri, un impianto di Aset e alcune case coloniche isolate; sulla riva opposta l’abitato di Tombaccia. Il cadavere era a circa un chilometro dalla foce, in un luogo difficile da raggiungere per chi non conosca bene quella zona molto appartata. Dopo la chiamata di soccorso, la radura lungo il fiume è stata raggiunta dal personale del commissariato e della squadra mobile (cui è stato assegnato il caso) insieme con i tecnici della polizia scientifica. 

Il caso scartato

Fin dalle prime fasi dell’indagine è iniziata la ricerca di qualche informazione che potesse aiutare a trovare l’identità sconosciuta, ma senza esito. Anche in quel caso erano state considerate alcune denunce di sparizione, che però sarebbero antecedenti al presunto momento della morte e forse anche non compatibili in fatto di età. Gli inquirenti hanno infine escluso che il corpo trovato a Madonna Ponte di Fano sia del diciannovenne sparito un mese fa dalla sua casa a Montelabbate. 

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