Fano, dissesto tra frane e fiumi intasati: individuati 9 punti a forte rischio

Fano, dissesto tra frane e fiumi intasati: individuati 9 punti a forte rischio
Fano, dissesto tra frane e fiumi intasati: individuati 9 punti a forte rischio
di Massimo Foghetti
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Lunedì 10 Ottobre 2022, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 16:47

FANO Esondazioni, frane, disastri ambientali, ciò che sta accadendo in questi ultimi tempi, con la conseguenza di provocare gravi danni, lutti e rovine, non può consentire oltre che si trascuri la cura del territorio. In questo senso gli appelli degli ambientalisti, spesso Cassandre inascoltate, rivestono sempre più il carattere dell’urgenza.  


Un nuovo approccio


Per Lupus in Fabula serve un nuovo approccio, mentre Luciano Poggiani presidente dell’Argonauta intervenendo ad un incontro nel Centro di educazione ambientale di Casa Archilei su “Difficoltà nel fare scelte sostenibili”, ha descritto nove proposte di interventi di salvaguardia e riqualificazione ambientale da attuare nel Comune di Fano già da inviate agli amministratori pubblici, ma tuttora rimaste senza risposta. In più la Fondazione Carifano ha presentato un ciclo di 3 incontri su “Terra e clima”, sul cambiamento climatica che è stato causa degli improvvisi violenti temporali che hanno sconvolto il territorio.
Oggi stesso alle ore 17, nella pinacoteca di San Domenico, interverrà il climatologo Luca Mercalli che darà la sua ricetta su come affrontare la crisi climatica ed energetica. Per Claudio Orazi di Lupus in Fabula: «Serve una seria programmazione degli interventi che non possono limitarsi alla messa in sicurezza dei corpi idrici ma devono interessare nel complesso i bacini idrografici. Occorre per primo limitare la velocità di corrivazione delle piogge torrenziali e il trasporto di terra e detriti. Ciò si ottiene con una diversa gestione dei boschi e dei terreni agricoli.

Più il suolo è privo di vegetazione maggiore è il trasporto solido e la velocità con cui questo raggiunge il fondo valle e quindi il corpo idrico. Occorre pertanto cambiare il modo di coltivare campi e boschi per evitare di avere terreni fortemente esposti al dilavamento.


Gli errori


«Riguardo ai fiumi o ai torrenti ovviamente occorre rinforzare gli argini (dove esistono) togliere la vegetazione dall’alveo e rimuovere gli alberi caduti che possono fungere da diga. Ma è sbagliato rimuovere gli alberi dalle sponde perché si produrrebbe una maggiore erosione e dalle aree golenali, perché ciò aumenterebbe la velocità di deflusso. Nel passato, anche recente, si è fatto l’errore di costruire in aree a rischio esondazione e si sono cementificate le sponde dei fiumi costringendoli a scorrere in letti troppo stretti con a fianco case e fabbriche». Insomma dobbiamo restituire ai corsi d’acqua lo spazio che è stato loro tolto e dare seguito a quel contratto di fiume di cui molto è rimasto ancora sulla carta. 


Le proposte


Tra le proposte di Poggiani si evidenziano le 4 che si riferiscono al fiume Metauro: la redazione di un progetto pilota in collaborazione con le associazioni ambientaliste per la rinaturalizzazione vegetazionale e recupero dell’habitat costiero della foce del fiume; la realizzazione di due scale di rimonta per facilitare la risalita delle specie anadrome, da posizionare ai margini laterali destro e sinistro della briglia; il ripristino del divieto di circolazione nell’area di foce agli autoveicoli se non quelli utilizzati a scopo d’intervento e di manutenzione delle strutture; far cessare l’asportazione di ghiaia dalla foce che pregiudica l’integrità ambientale del sito Natura 2000 .

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