Oltre 80mila marchigiani in zone a rischio alluvioni: cambia il sistema di allerta

Oltre 80mila marchigiani in zone a rischio alluvioni: cambia il sistema di allerta
Oltre 80mila marchigiani in zone a rischio alluvioni: cambia il sistema di allerta
di Martina Marinangeli
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Domenica 18 Febbraio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 12:03

ANCONA Un territorio tanto bello quanto fragile. Le Marche si sono trovate a dover affrontare un variegato ventaglio di emergenze nella loro storia recente. Dalle cicatrici lasciate dallo sciame sismico del 2016/2017 che ha sfregiato i borghi abbarbicati sui Sibillini, all’alluvione che nel settembre 2022 ha travolto ampie porzioni del Pesarese dell’Anconetano, portando con sé 13 vite. Solo per ricordare gli episodi più drammatici. Campanelli d’allarme suonati in una regione particolarmente vulnerabile sia dal punto di vista sismico che da quello idrogeologico.

Imparare dagli sbagli

Nell’inchiesta sull’esondazione che ha seminato morte e devastazione nel bacino dei fiumi Misa e Nevola nel 2022, viene contestato, tra altre presunte omissioni, il mancato aggiornamento di alcuni strumenti previsti da norme e delibere in materia di protezione civile.

Ma dalle tragedie che hanno sconvolto le Marche si può imparare una lezione: potenziare quanto più possibile la rete della prevenzione per evitare che si ripetano. Al fine di coordinare gli indirizzi per la pianificazione d’emergenza, la giunta ha approvato il Piano regionale di Protezione civile che fornisce la cornice ai 5 Piani provinciali elaborati tra il 2020 ed il 2022. «Uno strumento di lavoro flessibile - spiega l’assessore alla Protezione civile Stefano Aguzzi - che delinea un metodo di lavoro semplice nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure per coordinare la risposta di Protezione civile di fronte ad una calamità».

Le modifiche

Partiamo dalla calamità “alluvione”. Posto che nelle Marche, stando al documento, ci 82.381 persone che vivono in aree a pericolosità idraulica media ed elevata - soprattutto nelle province di Pesaro e di Ancona - perché residenti in zone vicine a fiumi soggetti ad esondazione, serve un sistema di allertamento particolarmente efficiente. Per questo ci sono 108 centraline di rilevamento del livello idrometrico piazzate nei fiumi marchigiani. In questa cosiddetta Rete di monitoraggio meteo-idropluviometrica, sono stati individuati 20 idrometri significativi «la cui peculiarità - spiega il documento - è quella che, al superamento della soglia di allarme, la Sala operativa unificata permanente (che coordina il sistema di allertamento) informa dell’avvenuto superamento del valore di soglia il responsabile del presidio territoriale idraulico del tratto d’alveo interessato e i Comuni di riferimento dell’idrometro». E viene specificato che «la stessa procedura è stata disposta per tutti gli idrometri presenti nel bacino del fiume Misa», mentre ai tempi dell’alluvione del 2022 l’unico idrometro significativo era quello di Bettolelle, piazzato a valle.

Per questo l’allarme scattò solo poco dopo le 22 quando la piena era arrivata alle porte di Senigallia, Imparare dagli errori, appunto. Più complicato il concetto di prevenzione applicato ai terremoti, altra calamità tristemente nota alle Marche. Il Piano suddivide infatti i rischi tra prevedibili (meteo-idrogeologico ed idraulico, neve, dighe) e non prevedibili, gruppo quest’ultimo all’interno del quale rientra appunto il sisma. Stando alla classificazione sismica del territorio elaborata dalla Regione, in zona 1 (quella a più alto rischio) ci sono i comuni di Arquata del Tronto, Castelsantangelo sul Nera, Monte Cavallo, Muccia, Pieve Torina, Serravalle di Chienti e Visso. Tutto il resto dei comuni marchigiani sono classificati come zona 2, comunque soggetta alle scosse. Di fronte a queste tipologie di emergenza a coordinare le operazioni sono il Centro operativo regionale e la Sala operativa unificata permanente che garantisce il flusso delle informazioni da e per il territorio, raccogliendo le segnalazioni delle componenti del sistema e mantenendo, in emergenza, il raccordo con gli altri centri operativi attivati sul territorio ai diversi livelli di coordinamento. Un aggiornamento del sistema, insomma, che tutti si augurano regga al prossimo stress test.

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