Il catamarano di biologia si incaglia all'imbocco tra i due moli: «Serve la draga per il porto»

Fano, il catamarano di biologia si incaglia all'imbocco tra i due moli: «Serve la draga per il porto»
Fano, il catamarano di biologia si incaglia all'imbocco tra i due moli: «Serve la draga per il porto»
di Massimo Foghetti
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Giovedì 13 Maggio 2021, 07:20

FANO - I problemi se non risolti alla radice si ripresentano. E’ quello che sta accadendo al porto di Fano che, interrato più volte dal deposito di fanghi, pur essendo stato dragato, costituisce di nuovo un pericolo alla navigazione. 

L’altra notte ne ha fatto le spese l’Andrea Scaccini, il catamarano usato per le ricerche dal Laboratorio di Biologia Marina che rientrando da una missione, quando l’alta marea non era proprio al culmine è rimasto incagliato poco dopo aver oltrepassato l’accesso tra i due moli.

Non solo, ma durante i pochi metri superati strisciando sul fondo, non ha avuto modo di evitare che la sabbia entrasse tra gli ingranaggi del motore provocando ulteriori danni. «Per risolvere il problema – ha evidenziato il professor Corrado Piccinetti – non c’è che una soluzione: utilizzare una draga che sia a disposizione permanentemente nel porto di Fano, in modo che entri in azione non appena se ne ravvisi la necessità». 
A questo proposito, lo studioso che tanto ha contribuito alla ricerca in mare, ripropone il progetto di un consorzio tra lo stesso Laboratorio di Biologia Marina, il porto turistico Marina dei Cesari, gli operatori dello scalo d’alaggio, i pescatori che possa dotarsi di una piccola draga da utilizzare alla bisogna, in modo da rendere permanente 3 metri di pescaggio in tutto il porto. Tra l’altro per tale genere di investimenti sono previsti contributi da enti superiori. Altrimenti incidenti del genere continueranno a ripetersi nonostante i saltuari dragaggi che vengono effettuati a distanza di anni. 
«L’Andrea Scaccini – aggiunge il professor Piccinetti – era reduce da una ricerca compiuto al largo delle costa anconetana, in una zona chiamata “Scogli di Pedaso”, dove si trova un fondo marino particolare, ricco di una fauna ittica eterogenea, meritevole di studio e approfondimento.

Tramite alcune pescate, viene individuata la comunità biologica che stazione nel fondo che poi viene portata in laboratorio per ulteriori analisi. Tra breve impiegheremo anche un drone subacqueo, in questi giorni sperimentato a Spalato dove si trovano acque più chiare delle nostre, che consente tramite telecamere ed eco-scandagli di effettuare rilevamenti più precisi. Si tratta di un mezzo assai sofisticato del valore di 700.000 euro che costituirà un ulteriore sostegno alla ricerca». 

La convinzione

La convinzione generale comunque è che lo sforzo di pesca ormai sia giunto ai minimi storici, secondo un disegno perseguito con norme e regolamenti fortemente penalizzanti soprattutto per le flottiglie dell’Adriatico, dalla Comunità Europea. L’ultimo provvedimento ha ridotto ancora i giorni in cui i pescherecci possono effettuare la loro attività: ulteriori 10 giorni in meno rispetto a un sforzo già ridotto all’osso, pur diversificati per tipologia di scafi, significa che in un paio d’anni la pesca d’impresa si estingue da sola. Per questo essendoci già malumore nell’ambiente del porto, l’interramento costituisce la goccia che fa traboccare il vaso.

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