Fano-Urbino, il progetto c'è già: «Il ripristino è fattibile». Spesa stimata in 87 milioni

L'ex ferrovia Fano Urbino
L'ex ferrovia Fano Urbino
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 2 Luglio 2021, 08:54

FANO - La ciclovia del Metauro non si può costruire sul sedime dell’ex ferrovia Fano-Urbino che, pur essendo dismessa, è nuovamente finanziata nel contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e Rete Ferroviaria Italia, in base all’aggiornamento disposto con il milione di euro stanziato per lo studio di fattibilità tecnico economica per la sua riapertura.

Tale studio, con l’analisi costi benefici per l’uso turistico e anche per il trasporto passeggeri, quindi con collegamenti più frequenti, sarà completato in autunno, secondo l’impegno assunto dall’amministratrice delegata di Rfi, Vera Fiorani, con la sottosegretaria al lavoro Rossella Accoto.

Ma un progetto preliminare per il ripristino dell’uso commerciale della Fano-Urbino, accreditato secondo le regole della tecnica ferroviaria, c’è già: è stato realizzato sei anni fa (donato alla collettività nel 2015 con la consegna al sindaco di Urbino) e prefigura una riattivazione della tratta (chiusa nel 1987 e dismessa nel 2011) funzionale sia per l’efficienza dei collegamenti sia per l’economia di gestione, con il pareggio di bilancio a parità di finanziamento del trasporto pubblico locale.

L'aggiornamento nel 2019
Il progetto è stato realizzato a cura e spese dell’associazione Ferrovia Valle Metauro (Fvm) in collaborazione con qualificate società di ingegneria ferroviaria: Pegaso Ingegneria di Milano e Sistema Ingegneria di Firenze. Lo studio è stato aggiornato nel 2019 e ora viene rilanciato dalla stessa associazione (nata nel 2000 proprio per favorire il recupero della tratta) sulla spinta della chiarezza fatta sulla vicenda con le novità emerse dal confronto tra la senatrice Accoto e i vertici di Rfi (fattibilità valutata anche per l’uso commerciale e incompatibilità della pista ciclabile con il sedime ferroviario).

«È un vero peccato che a suo tempo la Regione - commenta l’ingegnere Salvatore Vittorio Russo, che ha contribuito al lavoro - non abbia dedicato risorse per rendere il nostro progetto preliminare definitivo, perché ora sarebbe stato utile in regime di Recovery fund per il finanziamento diretto del ripristino.

Sette anni fa, ai nostri politici l’avevamo detto che per realizzare qualsiasi opera ci vuole un progetto, altrimenti senza un elaborato attendibile che stimi i costi neanche si viene ascoltati quando si chiedono i fondi».

In ogni caso, l’opportunità per la Fano-Urbino resta perché i 195,1 miliardi di euro di provenienza europea previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza verranno utilizzati per i progetti cantierabili delle opere, in quanto esse devono essere realizzate entro il 2026, liberando in egual misura le risorse nazionali ora destinate a tali interventi, che si renderanno disponibili per altre opere strategiche.

Risolte tutte le criticità
Il progetto elaborato prevede una spesa di 87 milioni di euro per il ripristino del trasporto pubblico locale sulla Fano-Urbino con la soluzione di tutte le criticità (attraversamenti e costruzioni) formatesi negli ultimi 34 anni lungo il percorso. Sono previsti sottopassi e viadotti (uno a Fano per scavalcare in sequenza le vie Papiria, Canale Albani e Pertini), che riducono i passaggi a livello pubblici da 55 (uno è stato soppresso) a 21 (altri 41 sono privati e quindi non incidono sulla viabilità in quanto possono essere attivati dai proprietari solo compatibilmente con il traffico ferroviario).

Così la linea Fano-Urbino sarebbe coperta dal treno in 55 minuti con 10 fermate, prevedendo 12 collegamenti al giorno di andata e di ritorno per una media di 200 passeggeri ciascuno. Un’opportunità per il trasporto pubblico locale che nella prospettiva della transizione ecologica probabilmente diventa una necessità.

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