Coronavirus, professionista torna positivo da un viaggio di lavoro ad Amsterdam: carica virale alta, è gravissimo. Paura per la famiglia

Coronavirus, professionista torna positivo da un viaggio di lavoro ad Amsterdam: carica virale alta, è gravissimo. Paura per la famiglia
di Lorenzo Furlani
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Martedì 20 Ottobre 2020, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 10:19

PESARO - Fa paura il virus venuto dai Paesi Bassi: ha gravemente compromesso la capacità respiratoria di un professionista fanese poco più che cinquantenne, ricoverato da qualche giorno nella rianimazione del San Salvatore per una positività al coronavirus con un’alta carica virale: è lui il caso indice nei reparti Covid dell’ospedale Marche Nord, che si preparano ad affrontare una temuta nuova onda d’urto della pandemia, attrezzandosi con i nuovi posti letto di terapia intensiva, che seppure autorizzati dal Governo nazionale a fine maggio ancora devono essere in gran parte allestiti.

 
Nell’ospedale la preoccupazione è rapidamente salita negli ultimi giorni, in corrispondenza con la progressiva crescita di contagi e ricoveri nella regione.

Tanto che la disponibilità di posti letto a malattie infettive si sarebbe già saturata, secondo quanto comunicato attraverso Facebook ieri sera dall’ex presidente della commissione sanità della Regione, Fabrizio Volpini. 


Un nuovo decesso a Marche Nord
E contro il coronavirus si è tornati a lottare per la vita. Quella di ieri, purtroppo, è una data cerchiata di nero perché il Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie è tornato a comunicare un decesso per Covid-19 registrato a Marche Nord: si tratta di un 89enne, che soffriva di patologie pregresse, di Ascoli Piceno (la maggior parte dei ricoverati con il coronavirus all’ospedale di Pesaro ora proviene dalle province del Sud delle Marche). Non si contavano vittime a Pesaro per la pandemia dalla primavera scorsa quando Marche Nord era uscita dall’emergenza, dopo alcuni mesi infernali segnati dall’impetuosa insorgenza delle infezioni, che in pochi giorni tra febbraio e marzo aveva portato al collasso dei reparti ospedalieri impreparati ad affrontare quello che è stato definito da primario di rianimazione uno tsunami. Al punto che a marzo per diversi giorni i pronto soccorso di Pesaro e Fano, a causa della progressiva saturazione dei presidi respiratori, erano stati chiusi per i pazienti soccorsi delle ambulanze del 118. Con il decesso di ieri, le vittime complessive del coronavirus nelle Marche sono salite 996.


Rapido peggioramento
I timori per la situazione clinica del professionista sono provocati dall’aggressività del virus. Il fanese ha manifestato i sintomi del contagio al rientro da un viaggio d’affari ad Amsterdam, perciò si ipotizza che il coronavirus possa essere stato importato dal Nord Europa, dove l’emergenza sanitaria in questo periodo è in uno stadio più avanzato. Dopo essere passato in ufficio, ha accusato tosse e febbre. All’aggravarsi dei sintomi, trascorsi alcuni giorni a casa, è stato ricoverato: in ospedale le sue condizioni sono precipitate tanto da dover essere intubato dopo un paio di giorni per una funzione polmonare fortemente ridotta. E’ gravissimo, ma i sanitari contano di salvarlo sottoponendolo a una doppia terapia d’urto: farmacologica e del plasma iperimmune dotato di anticorpi. Le preoccupazioni hanno investito anche gli ambienti da lui frequentati: lo studio professionale, dove i colleghi sono stati sottoposti a tampone, e soprattutto la famiglia perché alcuni figli in età scolare hanno sviluppato i sintomi tipici dell’epidemia e sono stati trattenuti a casa.
Secondo il bollettino di ieri del Gores, dei 113 ricoverati nelle Marche (più che raddoppiati in una settimana perché il lunedì precedente erano 55), 25 sono trattati nell’ospedale di Pesaro: 7 in terapia intensiva, 1 in medicina sub intensiva, 16 a malattie infettive e 1 a ostetricia.

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