Colli al Metauro, lei lo accusa minacce e maltrattamenti ma lui nega tutto: «Nostra figlia vuole stare con me»

Minacce e maltrattamenti, ma lui nega tutto
Minacce e maltrattamenti, ma lui nega tutto
di Luigi Benelli
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Venerdì 3 Novembre 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 10:05

COLLI AL METAURO - Lei lo accusa di maltrattamenti e di averla controllata tramite un’app, ieri in aula l’imputato ha rispedito al mittente tutte le accuse. Davanti al collegio di Pesaro la testimonianza di un romeno di 49 anni, accusato del reato di maltrattamenti in famiglia.

Secondo la ex avrebbe avuto pesanti momenti di rabbia trascesi dal consumo di bevande alcoliche. Atteggiamenti persecutori legati anche alla gelosia tanto che vengono contestate due aggressioni in cui lui l’avrebbe persino presa per il collo.

Tutto consumato all’interno delle mura domestiche nella zona di Colli al Metauro.

Poi i pedinamenti, gli appostamenti per spiarla. E lo avrebbe fatto anche grazie alla tecnologia scaricando una app per la geolocalizzazione. Inoltre le avrebbe anche tolto la scheda sim per impedirle di telefonare.

E chiesto continuamente i resoconti della giornata, con chi fosse stata. Svariate le ingiurie e le minacce con frasi come: «Se non fai la valigia e te ne vai domani ti sbatto fuori in mutande». Non le avrebbe lasciato autonomia fino ad accompagnarla al lavoro in un ristorante a Pesaro. «Quando sei sposata con me devi fare quello che ti dico io». La gelosia sarebbe stato un filo conduttore. «Sei una prostituta, mi devi mantenere e dare il 40% del Tfr». E ancora: «Non abituarti al letto, dormirai sul divano e se vedo che dormi ti sveglio».

Frasi e ingiurie rivolte alla donna anche in presenza della figlia minorenne. Tanto da denigrarla: «Tua madre è una prostituta». Il romeno, difeso dall’avvocato Tommaso Patrignani e Alessandro Pagnini, ha negato tutto. Nessuna geolocalzizzazione per seguirla e nessun comportamento minaccioso. Anzi, lavorava per mantenere la famiglia e ha sottolineato come la figlia oggi 14enne abbia scelto di vivere con lui invece che con la madre. La signora, assistita da Vincenzo Maione che si è costituita parte civile e ha chiesto 20 mila euro di risarcimento in favore della donna. La sentenza l’11 gennaio.

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