Apecchio, ladri nel Santuario: sparisce
lo stemma nobiliare Aloigi del '600

Apecchio, ladri nel Santuario: sparisce lo stemma nobiliare Aloigi del '600
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 07:25
APECCHIO - Amara sorpresa e sbigottimento per don Sauro Porfiri e i suoi fedeli: dal Santuario del S.S. Crocifisso, sopra l’altare del Sacro Cuore, è stato rubato lo stemma della famiglia apecchiese Aloigi, posto lì da ‘600 circa. Lo stemma raffigura un leone rampante sul sole. Ma non solo: è stato lesionato il polso destro della statua del Sacro Cuore, danneggiato sicuramente nella fase della sottrazione sacrilega dell’emblema. In terra diversi frammenti di calce secca. A don Sauro non è rimasto che sporgere denuncia nella locale caserma dei carabinieri.
 
L’ipotesi è di un furto su commissione, con un basista del luogo che sapeva quali fossero anche i tempi “morti” all’interno del tempio. Ancora: fino a qualche giorno fa, una ditta ha lavorato a lungo proprio a pochi metri dal Santuario, disponendo anche di una lunga e leggera scala, che nella pausa pranzo, rimaneva “libera da altri impegni” ed incustodita. Un furto che ha scosso fortemente tutti gli apecchiesi, perché al di là del valore puramente commerciale (stimato comunque alto), lo stemma, come riporta il libro dell’Associazione degli Amici della Storia “Vite Straordinarie” rappresentava un valore storico di ineguagliabile valore. Uno stemma della famiglia Aloigi, con sopra la lapide commemorativa del Vescovo di Cagli Timocrate Aloigi, che dopo la sua morte, ebbe la sua tomba proprio in quell’altare costruito appositamente. La vita di Timocrate fu straordinaria: chiamato tra il ‘500 e ‘600 dall’allora Papa reggente ad assumere la carica concistoriale alla santa Sede, venne designato dal Duca di Urbino Francesco Maria II Dalla Rovere agente e procuratore del Ducato, prima di calzare la veste ecclesiastica di Monsignore di Cagli e poi per un breve tempo, quella di vescovo, mantenendo sempre altri alti incarichi. Dalla stessa chiesa decenni fa furono sottratti due magnifici leoni in marmo e mai, purtroppo, ritrovati.
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