La sabbia nella clessidra ha iniziato a scorrere. Aeroitalia ha detto a più riprese che intende lasciare le Marche «appena possibile», mollando i voli di continuità per Roma, Milano e Napoli. I ritardi e le cancellazioni che hanno costellato i mesi di dicembre e gennaio suonano dunque come un prequel dell’addio. Per far scorrere i titoli di coda, il bando prevede che la compagnia possa «recedere dalla Convenzione non prima di un anno dall’attivazione del servizio e rispettando un preavviso di almeno 180 giorni». Ma potrebbe anche andarsene prima pagando la penale.
Il piano B
Come spiega al Corriere Adriatico il direttore generale di Enac Pierluigi Di Palma, è già pronta una exit strategy: data l’eccezionalità della situazione, un altro operatore potrebbe subentrare in corsa, così da garantire ai marchigiani il diritto alla continuità territoriale. Il dg non fa nomi specifici ovviamente, ma tra i corridoi romani sta circolando con insistenza quello di SkyAlps, compagnia regionale italiana con hub all’aeroporto di Bolzano che opera già la continuità territoriale sulla rotta Crotone-Roma. Ma perché dovrebbe venire nelle Marche per un servizio che, secondo Aeroitalia (e non solo Aeroitalia, a dire il vero), non è economicamente sostenibile? Una strada percorribile ci sarebbe: rendere meno rigidi i dettami degli Oneri di servizio pubblico, ovvero le prescrizioni del bando che fanno da rete di protezione ai finanziamenti pubblici per non farli scivolare negli aiuti di Stato.
Manca la strategia
Ma per rendere davvero appetibili i tre collegamenti domestici, i voli devono iniziare a partire pieni. Perché fino a quando la capacità di riempimento resta al 20% come è ora con Aeroitalia, difficilmente lo saranno. È necessaria una strategia di promozione e di marketing da parte della Regione e dell’Atim che fin qui non si è vista neppure con il lanternino. E nella tempesta perfetta di una compagnia aerea incline ai disservizi - cosa che ha disaffezionato anche i pochi passeggeri che aveva - e una pubblicizzazione delle rotte pari a zero, a rimetterci, come sempre, sono i marchigiani.