Il sindaco e presidente Anci Calcinaro: «Tra Fermo e Porto San Giorgio vale la pena tentare la fusione»

Il sindaco e presidente Anci Calcinaro: «Tra Fermo e Porto San Giorgio vale la pena tentare la fusione»
Il sindaco e presidente Anci Calcinaro: «Tra Fermo e Porto San Giorgio vale la pena tentare la fusione»
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Venerdì 22 Settembre 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 15:05

Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo e presidente dell’Anci Marche: il tema delle fusioni torna protagonista. Vale la pena spingere sull’acceleratore per aumentare il numero di questi percorsi nella nostra regione?
«Per i piccoli comuni sono indispensabili per avere maggiori servizi. Ovviamente se c’è la volontà da parte delle popolazioni coinvolte, perché non si possono fare fusioni a freddo».

 
I precedenti nelle Marche fanno ben sperare: le otto entità nate dalle fusioni hanno tutte tratti enormi benefici.
«Ad un certo punto c’è stata un’impennata sulle fusioni perché permettevano di uscire per 5 anni dal Patto di stabilità che strangolava i comuni, oltre a garantire contributi economici diretti.

Una situazione ideale per molti comuni».

E oggi com’è lo scenario?
«Oggi le restrizioni della finanza locale in parte corrente spingono a sperimentare questi percorsi, soprattutto per i piccoli comuni che hanno la difficoltà a pianificare il lavoro con il poco personale che hanno a disposizione».

Anche il comune da lei guidato tentò, anni fa, la strada della fusione. Ma l’operazione naufragò.
«Fermo aveva visto un tentativo di fusione con Porto San Giorgio agli inizi degli anni ‘80. Quel comune confina a nord, ovest e sud con Fermo e, a est, con il mare. Territorialmente, dunque, non ci sarebbe nulla di più omogeneo. Ma nel referendum il 90% dei cittadini di Porto San Giorgio bocciarono il progetto perché vedevano in una fusione con una realtà più grande un’incorporazione».

È il timore che hanno sempre i comuni più piccoli.
«È sempre un passaggio delicato, quindi serve la bravura degli amministratori e dei corpi intermedi per creare un sentiment positivo. Non quello del grande comune che ingloba il piccolo, ma la creazione di una nuova e più forte entità».

Oggi sarebbe fattibile una fusione tra Fermo e Porto San Giorgio?
«Se calata dall’alto, senza lavorarci in maniera adeguata, temo non sarebbe fattibile». 

Ma sarebbe auspicabile, secondo lei?
«Varrebbe la pena provarci, sempre nel rispetto dell’autodeterminazione dei cittadini che deve essere il faro. Ci sono dei dati che parlano da soli: dove è coinvolto un capoluogo di provincia, arrivano più finanziamenti statali. Dal Pnrr, per esempio, Fermo prenderà circa 100 milioni, mentre una realtà di 16 mila abitanti come Porto San Giorgio ne prende 6-7».

Questo percorso sarebbe utile anche per i capoluoghi di provincia come Fermo, in realtà, che così potrebbero ambire allo status di Città metropolitane.
«Assolutamente sì. Nel caso di una fusione tra Fermo e Porto San Giorgio si creerebbe la città più popolosa di Marche sud, baricentrica, con un peso geopolitico completamente diverso». 

Da un punto di vista più pratico, quali sono i vantaggi che potrebbero derivare da una fusione?
«Faccio un esempio: ogni mattina, in certe vie del nostro territorio, sul lato destro c’è un mezzo della nettezza urbana che raccoglie i rifiuti di Fermo e sul lato sinistro ce n’è un altro che raccoglie quelli di Porto San Giorgio. Nel caso di una fusione, basterebbe un solo mezzo. Stessa cosa per il trasporto scolastico, per la polizia municipale, per gli uffici».

Insomma, questa fusione s’ha da fare.
«Si potrebbe iniziare con la fusione dei servizi, senza arrivare subito alla fusione amministrativa vera e propria».

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