Turismo delle radici per tornare a vivere i birghi. Il ministro Tajani: «Una risorsa inestimabile». Dal Pnrr 20 milioni di euro

Oltre 6 milioni di arrivi l'anno e ricavi per 4,2 miliardi di euro l'anno. Il progetto della Farnesina

Turismo delle radici per tornare a vivere i birghi. Il ministro Tajani: «Una risorsa inestimabile». Dal Pnrr 20 milioni di euro
di Alessandra Camilletti
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 10:25

Oltre 6 milioni di arrivi l’anno. Anzi, di “ritorni”. Ed è solo il punto di partenza. Si chiama “Turismo delle radici” e spesso rappresenta il viaggio di una vita per chi lo compie.

Oltre che una potenzialità, di conoscenza, di cultura, di memoria, certo, ma anche economica, visto che vale 4,2 miliardi sul Pil. Un’offerta turistica rivolta agli italiani residenti all’estero e agli italo-discendenti, alla ricerca delle proprie origini: il bacino di utenza sfiora gli 80 milioni di persone. E il Pnrr non è insensibile, visto che gli dedica 20 milioni di euro: Missione 1, componente 3, investimento 2.1, “Attrattività dei borghi”. Il progetto è del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale guidato da Antonio Tajani, che ha istituito una cabina di regia di cui fa parte l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni: vi hanno aderito a centinaia. Si riparte dai borghi. Quelli sotto i 5mila abitanti, in cui era più forte, nel passato, sentire il bisogno di partire alla ricerca di fortuna nel mondo. Obiettivo: attrarre, riqualificare, produrre, investire. L’orizzonte immediato guarda al 2024, l’Anno delle radici italiane nel mondo. Ma lo scopo è stabilizzare gli impegni.

LA STRATEGIA

Il ministro Tajani insiste soprattutto sulla valorizzazione dei territori e sul potenziale offerto dalle nostre comunità all’estero: «Con il progetto del Turismo delle radici – sottolinea a MoltoEconomia – le aree lontane dai circuiti turistici più conosciuti, a partire dai piccoli borghi e le aree rurali, torneranno al centro di nuovi flussi, favorendo l’occupazione e il turismo ecosostenibile». Ancora: «Le comunità italiane e gli italo-discendenti nel mondo sono una risorsa inestimabile per il Paese, con cui vogliamo avviare un rinnovato rapporto di conoscenza reciproca e collaborazione a beneficio di entrambe le parti».

Il ministro Antonio Tajani

I numeri. Nel 1997 l’Enit inseriva nella categoria 5,8 milioni di viaggiatori di ritorno. Nel 2018 erano 10 milioni, con una crescita del 72,5%. E proprio nel 2018 è partito il tavolo tecnico di coordinamento che annovera tra i protagonisti anche l’Ente nazionale per il turismo. Nel 2019 gli arrivi sono stati 10,4 milioni con 66,7 milioni di pernottamenti e una spesa di 4,9 miliardi di euro. In generale, 6,4 notti la durata media con una spesa di 70 euro per notte. Sono soprattutto giovani adulti a muoversi, tra i 25 e i 34 anni. Numeri pre Covid, adesso da riguadagnare e far crescere.

LA RIPRESA

Il 2021 ha già segnato un aumento sul 2020. Quasi 6,2 milioni di viaggiatori (+4,9%), oltre 61 milioni di pernottamenti (+19,5%), oltre 4,2 miliardi spesi (+24,6%). «Viaggiatori che sviluppano un forte legame emotivo con i luoghi e che diffondono un racconto del territorio molto forte che amplifica l’eco dell’Italia nel mondo. Visitatori di lunga permanenza, con uno sviluppo non solo della filiera turistica ma anche di tutto l’indotto», ha sottolineato Ivana Jelinic, ceo di Enit, in occasione della presentazione del progetto Pnrr alla Farnesina, che sta mettendo a punto con le Regioni e con il sistema Italia un’offerta turistica integrata che coniuga, alla proposta di alloggi, enogastronomia e visite guidate, la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine.

IN CERCA DI DOCUMENTI

Numerose le ricadute, in un circuito virtuoso anche “sociale”. Intanto la sfida digitale, perché la diffusione delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà dai siti web. E poi l’ecosostenibilità, perché il progetto valorizzerà aree meno conosciute e sviluppate, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale. Un incentivo anche all’occupazione giovanile: ogni regione creerà la propria rete territoriale, composta in parte da under 35. Obiettivo: coinvolgere i giovani e permettere loro di scegliere se partire o restare nei luoghi in cui sono nati. In questa direzione si è già mosso il bando da 4 milioni di euro rivolto a gruppi informali di professionisti per finanziare 20 proposte, una per regione, a sostegno della nascita di nuove figure professionali legate ai servizi relativi al turismo delle radici. Non solo i piccoli comuni torneranno al centro di nuovi flussi, questa volta in entrata, prevede il Maeci, ma potranno essere meta di investimenti da parte dei nostri connazionali all’estero e dei loro discendenti, come luoghi in cui tornare e sentirsi a casa a tutti gli effetti. In Campania è stata appena presentata la app E-Migranti: dallo studio delle richieste di passaporti conservate all’Archivio di Stato di Napoli è stato realizzato un data base sui migranti in partenza. Nel Comune di San Ginesio, in provincia di Macerata, già da cinque anni esiste la delega ai ginesini all’estero. A Matera – promossa da Regione Basilicata e Apt in collaborazione con Enit – si terrà a novembre la seconda edizione di Roots-in, Borsa del turismo delle radici. Giuseppe Sommario (Università Cattolica di Milano), esperto di fenomeni migratori, parla di ritornanza, come risultante dei rapporti tra partenze e restanza, «fattore importante nel tentativo recente di riabilitare le aree interne».

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