Si accelera su Marche Nord: tutti i nodi da sciogliere. Il diktat di Acquaroli: avanti con gli ospedali. E la maggioranza sta in allerta

Il governatore Francesco Acquaroli con l'assessore Filippo Saltamartini
Il governatore Francesco Acquaroli con l'assessore Filippo Saltamartini
di Andrea Taffi
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Domenica 12 Settembre 2021, 04:25

ANCONA - Il cambio di passo - e di agenda - sarebbe avvenuto nelle nebbie di fine agosto quando ancora la giunta era formalmente in ferie. Nelle pieghe della campagna elettorale per le Amministrative, che nelle Marche ha San Benedetto come centro di gravità, è maturato che forse sulla sanità è il caso di accelerare. Il dato balza all’occhio solo guardando quello che era l’ordine del giorno della giunta del 2 settembre quando sembrava che uno dei passaggi più significativi fosse la definizione degli indirizzi per la riorganizzazione della macchina regionale. 

 
Lo slittamento
Bozza pronta ma rimasta nelle cartelline, visionata giovedì dai sindacati ma slittata alla prossima settimana. «Perché sugli ospedali c’è bisogno di partire» avrebbe detto il governatore al suo staff in modo da attivare una sorta di corsia preferenziale per uno dei temi che, tra altri, già galleggiavano in prima fila sul tavolo della sanità. Ovvero la definizione della questione Marche Nord e a ruota di quel che sarà degli altri ospedali da cantierare. Bisogna partire, insomma, sarebbe l’input, senza girarci troppo intorno: la riorganizzazione del personale può aspettare un mese, i cantieri no. E qui salta in primo piano il tema dell’ospedale-effigie ceriscioliana, depotenziato dall’inizio dagli avversari ma mai inquadrato fino in fondo nel quadro della promessa spalmatura territoriale con annesso potenziamento della sanità della provincia di Pesaro.


La terra rossa pesarese
Dunque? Cosa si vuol fare? Il dado è prossimo a essere tratto: un mese massimo, se va bene anche 20 giorni. E il centrodestra sul punto è andato un po’ in fibrillazione: Baldelli spinge per Case Bruciate (costa meno), Ricci non lo vuole spostare da Muraglia e ha messo le famose tre condizioni sul tavolo che ad agosto, in Fratelli d’Italia e Lega, hanno fatto alzare le antenne. La versione di palazzo Raffaello, per accarezzare i sospettosi, è che il governatore non si fa dettare l’agenda dal sindaco di Pesaro e Acquaroli stesso a Ferragosto su questo giornale ha rassicurato tutti: l’interlocuzione è istituzionale. Non programmatica, tantomeno politica. La realtà è che non si può costruire un ospedale contro la volontà del sindaco del Comune e allora si cerca un punto di caduta. 


Il punto di caduta
La Lega è molto interessata alle mosse del governatore: o meglio, pare che il commissario Marchetti si sia un po’ agitato sul fatto che bisogna iniziare a definire i problemi.

E anche Forza Italia, mal sopportata, mostra segnali di insofferenza a partire dalla Marcozzi. A sentire Acquaroli, invece, va tutto bene, i confronti sono aspri e la sintesi non manca mai. Di questo al centrodestra va dato atto anche se i temi chiave sono ancora tutti aperti. Vedremo domani alle 13 quando all’ordine del giorno della maggioranza figura proprio il tema ospedali. Ascoltando i rametti che si spezzano, la sensazione è che sarà un settembre molto caldo. Case Bruciate o Muraglia che sia, una corrente abbastanza diffusa di pensiero nel centrodestra è che il tema Marche Nord non può diventare il catalizzatore di tutto in questo tempo così complicato. E soprattutto non lo può diventare senza vedere il quadro di insieme che include due particolari non di poco conto, ancora dai contorni sfumati. Il primo: capire se e quanto la dichiarazione di fattibilità del project financing fatta da Ceriscioli in favore di Renco, soggetto promotore psia impugnabile. 


Le conseguenze tangibili
E con quali conseguenze per quanto la giurisprudenza, a questo punto del percorso amministrativo, garantisce buoni margini di manovra alla Regione senza farsi troppo male. Secondo: nessuno ha ancora detto con chiarezza cosa ne sarà dell’azienda ospedaliera Marche Nord. Lo studio della Politecnica è di là da venire ma con uno sforzo di fantasia - dati alla mano - si può immaginare il responso: l’azienda baluardo che doveva assorbire la mobilità passiva per patologie di media gravità ha frenato poco pur migliorando i numeri fino al 2019. Poi, magari, lo stesso studio dirà anche che la sanità del territorio è stata spogliata. E quindi era naturale prevedere la fuga verso Nord. Per cui tutto lascia pensare a un abbraccio tra Marche Nord e Area Vasta 1: un nuovo e distinto soggetto giuridico come prometteva la campagna elettorale di Acquaroli e inversione dei fattori strategici voluti da Ceriscioli. Più sanità sul territorio lasciando Marche Nord così come è ora (come vuole Ricci). 

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