La Regione accelera: addio smart working. Giovedì il confronto tra Castelli e i sindacati. Ecco quando si potrà derogare

La Regione accelera: addio smart working entro la fine dell’anno. Giovedì il confronto tra Castelli e i sindacati. Ecco quando si potrà derogare
La Regione accelera: addio smart working entro la fine dell’anno. Giovedì il confronto tra Castelli e i sindacati. Ecco quando si potrà derogare
di Andrea Taffi
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Sabato 11 Settembre 2021, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 17:02

ANCONA - Ci eravamo lasciati prima di Ferragosto con l’ombra della pioggia di smart woking registrati da palazzo Raffaello in due giorni sospetti, il lunedì e il venerdì. Dopo il regime lento di agosto, il ritorno in ufficio coincide con un ulteriore step per i dipendenti chiesto dall’assessore al Personale Castelli ai sindacati in un incontro avvenuto giovedì pomeriggio: si tornerà tutti in ufficio da qui a fine anno. Lo scatto è giunto con le notizie arrivate da Roma per cui il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici potrebbe poggiare su un ribaltamento di prospettiva sancito da un correttivo in via di definizione al decreto Green Pass dal ministro Brunetta

 
La regola e l’eccezione
In pratica, la presenza fisica sul posto di lavoro tornerebbe a essere la regola e lo smart working ridiventerebbe l’eccezione, al contrario di quanto stabilito dalle normative che si sono succedute dal febbraio del 2020 per contrastare le ondate epidemiche. E questo hanno condiviso Castelli e i rappresentanti dei lavoratori con un orizzonte abbastanza definito, ovvero quello di tornare tutti in ufficio per la fine dell’anno. Quindi non più una transizione con dei limiti all’attività lontano dagli uffici in una fascia tra il 60 e il 15% per le attività delegabili, appunto, a casa. La circolare che lo stesso Castelli aveva disposto a luglio diventa così superata alla luce delle disposizioni che stanno affiorando nell’emendamento Brunetta. L’ambito di applicazione dell’emendamento fa sì che il telelavoro non sia più contemplabile come modalità sostitutiva per ragioni di emergenza sanitaria. Piuttosto, potrà essere valutabile in caso di utilità se il dirigente lo riterrà funzionale alle esigenze del servizio Anche in questo caso diventa superato l’orientamento che lo stesso Castelli in un’ottica di dialogo aveva proposto ai sindacati: «Quella dello smart working - aveva detto il titolare del Personale ad agosto - è una modalità di lavoro, riguarda alcune attività, e siamo ben disposti ma è necessario che venga organizzata in un sistema evoluto rispetto a quello attuale, un sistema in cui vi siano dirigenti più responsabilizzati, capaci e orientati a organizzare il lavoro in questa direzione flessibile.

In cui si possano fissare e misurare sistematicamente i risultati e ci siano anche requisiti di sicurezza per il trasferimento dei dati informatici come insegna anche il caso del Lazio (l’attacco hacker al sito regionale partito dall’intrusione attraverso un un pc aziendale collegato da Frosinone, ndr)». Il cambio di paradigma, nelle intenzioni del governo, aiuterebbe a superare una serie di resistenze; riducendo a dimensioni più fisiologiche il lavoro a distanza, che rimarrebbe in campo, nella modalità semplificata (senza preventivo accordo individuale) prevista fino al 31 dicembre.


L’emendamento allo studio
Testo e confini dell’emendamento sono in questi giorni allo studio dei tecnici del governo. L’intenzione del ministro però è chiara alla luce anche di quanto dichiarato dopo i dati in rialzo sul Pil: «Questa crescita potrebbe essere addirittura superiore se si ripristinerà la modalità ordinaria di lavoro in presenza, tanto nel pubblico quanto nel privato».

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