ANCONA - La vaccinazione corre a diverse velocità. Su una platea di 1.359.692 over 12 nelle Marche - dati Istat 2020 –, al 24 settembre avevano completato il ciclo in 977.625, ovvero il 72% del totale. Ma disaggregando il dato e tarandolo sulle cinque province, si può notare come la distribuzione non sia omogenea.
Se l’Anconetano svetta con il suo 77,7% di soggetti coperti con due dosi (o con il monodose Janssen) – ovvero 327.128 persone su una platea di 420.867 vaccinabili –, il Maceratese è di molto al di sotto della media regionale, con una percentuale di immunizzati ferma al 64,7% (179.853 con ciclo completo su 277.857 vaccinabili).
La tendenza
Un trend inverso e speculare a quello dei contagi, che vedono la provincia di Macerata prima nelle Marche per nuovi casi e, quindi, con il tasso d’incidenza più alto ormai dall’inizio di agosto.
Numero nettamente inferiore rispetto a quello di chi ha deciso di aderire alla campagna vaccinale, ma che comunque allontana ancora – rendendolo ormai un miraggio – l’obiettivo dell’immunità di gregge, ottenibile centrando una copertura all’85-90% della platea totale dei vaccinabili. Nel frattempo, dal 20 settembre è iniziata la somministrazione delle terze dosi ai «soggetti sottoposti a trapianto di organo solido o con marcata compromissione della risposta immunitaria per cause legate alla patologia di base o a trattamenti farmacologici».
La situazione
Al momento, sono stati 824 in totale i richiami fatti, per procedere con i quali bisogna aspettare almeno 28 giorni dall’ultima dose ricevuta: di questi, 399 nella provincia di Pesaro Urbino, 195 in quella di Macerata, 98 nel Fermano, 72 ad Ascoli Piceno e 60 nell’Anconetano. La situazione attuale dei ricoveri Covid delle Marche la maggior parte racconta che finiscono in ospedale soprattutto le persone non vaccinate, per scelta o perché impossibilitate a ricevere il farmaco per motivi di salute.
Nelle scorse ora il Comitato tecnico scientifico ha dato il libera alla terza dose del vaccino anti Covid per gli operatori sanitari, a partire da quelli più a rischio, e per gli ultra fragili, oltre che per gli over 80 e gli ospiti delle Rsa: gli esperti del governo hanno invece rinviato la decisione sull’estensione anche al personale sanitario: secondo il Cts infatti non ci sarebbe l’urgenza e non si tratta di soggetti fragili. Ma secondo i rappresentanti dei sanitari si tratta di un’operazione quasi impossibile: sarebbe infatti difficile quantificare quanti possano essere i medici a rischio.
I dubbi
Si ritiene dunque giusto assicurare la terza dose prima agli immunodepressi, nelle Rsa e agli anziani ma la terza dose garantisce la riduzione del rischio marginale al personale sanitario e medico esposto nelle strutture, a contatto con i pazienti. Il presidente dell’Ordine dei Medici Fnomceo Filippo Anelli sottolinea: «La terza dose aiuterebbe la categoria a continuare a lavorare in serenità e il vaccino ha già dimostrato sul campo la sua capacità di protezione».