«In hotel? No, grazie». Le strutture ricettive tallone d’Achille del brand Marche

«In hotel? No, grazie». Le strutture ricettive del territorio tallone d’Achille del brand Marche
«In hotel? No, grazie». Le strutture ricettive del territorio tallone d’Achille del brand Marche
di Martina Marinangeli
6 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Febbraio 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 15:19

ANCONA - Per la serie: bello, ma non ci soggiornerei. L’Italia in una regione. Le spiagge da Bandiera blu. Le dolci colline che hanno ispirato la penna del giovane favoloso. I borghi in cui si respira storia e cultura. Che le Marche siano uno scrigno di tesori nascosti è certo. Ma a cosa serve avere i gioielli della Corona se poi nessuno viene a vederli perché non ci sono – o comunque non in numero adeguato – strutture ricettive all’altezza di mercati a cui le Marche farebbero gola? In troppi casi, i nostri hotel sono fermi agli anni ‘80 e spesso e volentieri scoraggiano il turista medio-alto. 


L’annuncio


Dal palco della Bit di Milano, il governatore Francesco Acquaroli ha annunciato l’intenzione di rimodulare il Progetto bandiera (ovvero i progetti di particolare rilevanza strategica che le Regioni hanno dovuto presentare nell’ambito della programmazione del Pnrr) tarandolo proprio sulle strutture ricettive, così da farle entrare nel terzo millennio e colmare quello che ha definito un «vulnus», un freno tirato nella programmazione turistica per rilanciare il brand Marche. Basta un dato per inquadrare il problema. Nella nostra regione ci sono solo tre hotel 5 stelle: due a Pesaro – l’Excelsior ed il Grand Hotel Vittoria – e Villa Lattanzi a Fermo, al momento chiusa per lavori di ristrutturazione che si completeranno il 15 marzo. Si dirà: i 5 stelle li sceglie solo l’1%, i più ricchi tra i ricchi.

Bene. L’offerta dei 4 stelle, in base ai dati forniti dall’Osservatorio regionale del turismo, è più ampia: ce ne sono 112 in regione. 


Il nodo


Ma c’è un ma. «Dovremmo chiederci se tutti gli hotel 4 stelle che abbiamo siano davvero all’altezza degli standard dei 4 stelle». Un problema nel problema, quello individuato dal professor Valerio Temperini, docente di Marketing dei servizi all’Università Politecnica delle Marche. «Certe strutture, che 4 stelle lo sono solo per i prezzi, andrebbero riqualificate perché così è difficile intercettare un turista internazionale abituato a certi standard». Una situazione che appare come una concausa dello scarso numero di presenze di viaggiatori in arrivo dall’estero, anche nell’anno dei record del 2022: su 11 milioni di presenze, solo 1,7 di stranieri. «Ci sono segmenti di mercato, soprattutto internazionali, che richiedono hotel 5 stelle e su questo siamo carenti. Capita spesso che i turisti, pur volendo visitare zone marchigiane, preferiscano pernottare nelle strutture, per esempio, della Riviera romagnola. Le Marche hanno forti elementi di appeal turistico - dall’enogastronomia, alla cultura, dal mare al paesaggio - ma quando andiamo a parlare con i tour operator internazionali, la domanda è sempre la stessa: dove li mandiamo a dormire? E le nostre strutture non sono all’altezza di quei segmenti. Se siamo indietro rispetto alle altre regioni italiane in termini di turisti stranieri, uno dei motivi potrebbe essere proprio questo».

Qualcosa per portare nel XXI secolo le strutture ricettive marchigiane è già stato fatto negli scorsi anni. Nel 2017, per esempio, era stato avviato un bando finanziato con i fondi della programmazione europea 2014/2020 – poi modificato nel 2018 e con primo finanziamento erogato a marzo 2019 – per la riqualificazione che ha finanziato 165 strutture. Inizialmente il plafond era di 1,9 milioni di euro, ma poi, con i successivi fondi, era arrivato a 25 milioni. Altre risorse per questo capitolo verranno messe sul piatto anche con la nuova programmazione 2021/2027 e, se Roma darà il via libera alla rimodulazione del Progetto bandiera, pure dal Pnrr. Ma c’è di più. «Grazie a normative come il Fondo rotativo, che stiamo gestendo con il Ministero del Turismo, potremo intervenire su molte altre strutture», fa sapere il direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco.

Parliamo di un Fondo di 1,5 miliardi di euro totali da distribuire tra le varie Regioni, che permette alle strutture aggiudicatarie dei bandi, di poter accedere a risorse tra i 500mila ed i 10 milioni di euro da spendere in ristrutturazioni e ammodernamenti, digitalizzazione, realizzazione di piscine e molto altro. «Poi c’è l’operazione che stiamo portando avanti nell’entroterra per il cratere del sisma», prosegue nell’elenco Polacco. «Abbiamo in ballo 25 progetti di grandi strutture, di cui 10 già partiti e 15 in attesa. Se riuscissimo ad attivarli tutti, cambieremmo l’aspetto della regione nella zona montana, garantendo un alto grado di qualità dell’offerta ricettiva».

E quanto alla proposta di Acquaroli di tarare il Progetto bandiera proprio su questo, la risposta di Polacco è chiara: «Magari». Prova poi ad alzare il tiro Ludovico Scortichini, ceo del tour operator Go World e presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Marche, che allarga il raggio di azione: «Non solo incentivare gli imprenditori che già oggi possiedono strutture ricettive a migliorarne la qualità, ma supportare anche chi lavora in altri segmenti del settore del turismo nel rilevare edifici in degrado e non utilizzati - come ce ne sono in molte realtà cittadine - per farli diventare strutture ricettive».

Mette in fila tutti i pro dell’operazione: «In questo modo, da una parte si aiuta l’imprenditore ad investire; dall’altra si riqualifica un rudere, rendendolo green, digitalizzato, accessibile, cosa di cui beneficerebbe anche la città». Parola chiave: qualità. Ma non è questo l’unico punto debole del sistema ricettivo marchigiano: «Quando lavori su mercati internazionali, soprattutto nel segmento medio-alto, non puoi fare programmazioni importanti perché non c’è un adeguato numero di camere disponibili - alza le braccia Scortichini -. Ci sono tre tipologie di problema nell’offerta ricettiva: dimensionale, qualitativo e di capacità, da parte degli albergatori, di lavorare con i mercati internazionali». Appare evidente come ci sia ancora parecchio da fare, insomma. E il ceo di Go World aggiunge una postilla su cosa serva al settore: «La promo commercializzazione va fatta insieme tra pubblico e privato perché l’ente pubblico ha le risorse ed i privati hanno la capacità progettuale. Questa è la formula vincente che come Go World sperimentiamo in molte regioni al di fuori dell’Italia e speriamo che la nuova Agenzia per il turismo e l’internazionalizzazione delle Marche porti ad una maggiore collaborazione. È la prima cosa che ho detto al direttore Marco Bruschini». Solo così le Marche, belle e sconosciute, avranno la ribalta che meritano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA