ANCONA - Tanto tuonò che piovve. Sfumata definitivamente l’ipotesi della convergenza a larga maggioranza intorno al suo nome, l’ex deputata Irene Manzi, indicata dal Nazareno quale candidata per un congresso unitario, ha ieri ufficializzato il passo indietro dalla corsa per la leadership del Pd marchigiano.
La discesa in campo della consigliera regionale Manuela Bora prima, ed il ritorno in gara dell’ex sindaco di Force Augusto Curti poi, anticipata con un’intervista al Corriere Adriatico, hanno completamente rimescolato le carte dopo che il gioco sembrava fatto.
Se lo scenario fosse rimasto quello, Manzi con ogni probabilità sarebbe restata in partita, potendo contare sull’appoggio del gruppo dirigente regionale e della segreteria nazionale. Ma vedendo ormai superata l’ipotesi unitaria, Curti ha deciso di rimettere sul piatto il proprio nome – dopo il passo di lato, insieme al competitor Antonio Mastrovincenzo, in favore dell’ex deputata – e di fronte a crepe sempre più evidenti nel consenso, il margine di manovra si è fatto sottile. «Davanti ad una chiamata non attesa né cercata, ma sostenuta da un’ampia maggioranza, mi sono messa a disposizione per guidare un percorso, sicuramente difficile ed impegnativo, che provasse a ricomporre un quadro frammentato ed a rimettere in cammino il Pd regionale – scrive Manzi in una nota – di fronte al mutare della volontà unitaria che aveva condotto alla mia candidatura sento, in questo momento, di fare un passo indietro. È, ovviamente, legittimo contarsi e confrontarsi come altri richiedono di poter fare, ma non è per dividerci di nuovo che sono stata coinvolta e ho dato la mia disponibilità. Ringrazio il segretario Enrico Letta che ha provato a trovare una soluzione ed una mediazione alle convulsioni di un partito regionale che continua a frammentarsi».
Ora le strade che si aprono di fronte al Pd sono due: andare alle Primarie, in un duello tra Bora e Curti, oppure essere commissariati da Roma. E questo secondo scenario pare essere decisamente il più quotato. Rumors danno per imminente la comunicazione con cui il Nazareno farà sapere ai dem marchigiani chi sarà il designato a ricoprire il ruolo di commissario. Da Statuto, il commissariamento può profilarsi «in casi di necessità e urgenza, di gravi e ripetute violazioni delle norme dello statuto, del codice etico o dei regolamenti, o nei casi di impossibilità di esercitare le funzioni da parte dell’organismo dirigente».
Ora, un intervento da Roma sarebbe stato una mossa adeguata all’indomani della cocente sconfitta alle Regionali del settembre 2020. Un anno e mezzo dopo, appare meno comprensibile e giustificare un commissariamento con la sola motivazione di non voler dividere il partito con le Primarie non basterà.