Mauro Lucentini, commissario Lega Marche: «Gli scivoloni della maggioranza? Quando i singoli fanno di testa loro»

Mauro Lucentini, commissario Lega Marche: «Gli scivoloni della maggioranza? Quando i singoli fanno di testa loro»
Mauro Lucentini, commissario Lega Marche: «Gli scivoloni della maggioranza? Quando i singoli fanno di testa loro»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 5 Maggio 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 10:51

Mauro Lucentini, da una settimana commissario della Lega Marche: appena prese le redini del Carroccio si è subito trovato di fronte a due grane in maggioranza non da poco. Dall’assessore Aguzzi che impallina il collega di giunta Antonini (proprio della Lega) sul tema della caccia, all’affaire sulle nomine nelle commissioni consiliari scoppiato mercoledì. Insomma, un inizio scoppiettante: come legge questi passaggi da teatro dell’assurdo?
«Gli scivoloni capitano quando i singoli vanno per la propria strada e prendono decisioni per proprio conto senza seguire quelle che sono le indicazioni dei partiti. Aguzzi, per esempio, fa uno scivolone credendo di non essere ripreso in un video e pensa che il problema sia chi denuncia e non chi commette il fatto. Sbagliando».


Però sul caso delle nomine nelle commissioni, il consigliere Giacomo Rossi sostiene che sia stato il commissario di Forza Italia Francesco Battistoni a dirgli di votare per Luca Santarelli e lamenta proprio indicazioni non condivise e univoche dalle segreterie nazionali dei partiti.
«Questo non lo so, mi limito a dire che la maggioranza non deve determinare le scelte che aspettano alla minoranza».
Dopo le elezioni Politiche, i rapporti di forza tra FdI e Lega sono cambiati a livello nazionale. Anche nelle Marche?
«Qui i rapporti di forza sono rimasti gli stessi: la maggioranza è ferma alle Regionali 2020 e la porteremo avanti fino alla fine. Motivo per cui sia nelle commissioni sia negli assessorati le proporzioni resteranno le stesse. Questo non significa che all’interno dei singoli partiti non ci possano essere dei cambi di posizione, sempre concordati con il presidente Acquaroli». 
Frase sibillina: si è molto parlato di un suo subentro nell’assessorato alla Sanità al posto del collega di partito Filippo Saltamartini. Intende questo?
«È vero, se ne è parlato molto, ma io non ho mai chiesto niente a nessuno. C’è stata probabilmente una discussione interna ai partiti, ma in questo momento la cosa più importante è portare a casa il Piano socio sanitario, che deve essere vagliato non solo nei territori e dai sindaci, ma anche dai partiti».
Cosa intende?
«Non esiste che il Piano non venga vagliato dalle segreterie provinciali dei partiti. L’ho fatto presente al presidente Acquaroli il giorno in cui sono diventato commissario. E questo riguarda non solo il Piano socio sanitario, ma tutti gli atti della Regione, come quelli sulle infrastrutture. Ho chiesto più verifiche politiche e amministrative con gli assessori e i consiglieri di maggioranza. Il partito deve essere predominante rispetto al singolo perché è la squadra che vince».
Domanda secca: se oggi le chiedessero di fare l’assessore alla Sanità, accetterebbe?
«No. Oggi ho il ruolo di coordinatore del partito regionale: sono io a determinare queste scelte e si creerebbe un conflitto d’interessi».
Tornando al Piano socio sanitario: i sindaci del Fermano, provincia da cui lei proviene, hanno vergato una lettera al vetriolo chiedendo un maggior coinvolgimento e più attenzione al territorio, altrimenti non avrebbero collaborato. Cosa ne pensa?
«Essendo la provincia più piccola l’ultima nata e con un solo ospedale, tutti tendono a dimenticare questo territorio.

Giustamente i sindaci hanno alzato la voce per avere più attenzione su sanità e infrastrutture».

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