ANCONA Da solo vale l’80% del bilancio regionale. È il capitolo più importante con cui deve fare i conti un’amministrazione e fallire qui, di fatto, vanifica i buoni risultati che magari sono stati ottenuti in altri settori. E, ben più importante, impatta negativamente sulla salute dei cittadini. Parliamo della sanità, deragliata dopo il biennio nero del Covid e che ora fatica a rimettersi sui binari giusti. Una crisi generalizzata che investe l’intero Paese, non solo la nostra regione. Ma alcune criticità - in parte croniche, in parte peggiorate nell’ultimo periodo - stanno diventando peculiari del territorio.
Le mosse della giunta
Per aggiustare il tiro, la giunta Acquaroli ha scommesso tutto sulla riforma dell’organizzazione sanitaria - con l’azzeramento dell’Asur e la creazione delle 5 Ast provinciali - varata lo scorso agosto e sul Piano socio sanitario, stilato sulla base dello studio commissionato dall’Università Politecnica delle Marche.
L’emergenza
Stando ai dati aggiornati all’inizio del 2023, nella nostra regione mancano 150 medici di base, circa 70 medici del 118, 200 infermieri e oltre 90 dottori del Pronto soccorso. La Regione ha bandito un concorso per arruolare 46 medici dell’Emergenza/Urgenza, ma se anche non andasse deserto come accaduto in precedenza, non risolverebbe il problema. E ciò crea una stortura aggiuntiva: l’ingiustizia del ricorso sempre più massiccio ai medici a gettone - reclutati nei Ps per coprire i turni - che guadagnano il triplo degli strutturati, pur gestendo solo i codici bianchi e verdi, e non lavorando nel weekend. Troppi fronti aperti, e la sanità va in apnea. Che vogliamo fare?
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