ANCONA Il problema non nasce ora. Ma di sicuro lo tsunami Covid che si è abbattuto sul sistema sanitario regionale ha aggravato il quadro. Quello delle liste di attesa, con le prenotazioni di alcune prestazioni che slittano avanti nel tempo. Troppo. Una criticità che diventa ancora più grave nel caso delle prime visite, perché così è a rischio la prevenzione. È l’effetto domino di una pandemia che per due anni ha paralizzato l’attività ordinaria delle strutture ospedaliere, con conseguenze che continueremo a pagare nel tempo.
Il monitoraggio
La Regione ha avviato da giugno un monitoraggio costante delle liste di attesa per riuscire a soddisfare quante più richieste possibili nei tempi previsti, e per quanto qualche miglioramento ci sia stato, non è ancora sufficiente. «Ad ottobre le prestazioni soddisfatte nei tempi previsti sono salite dal 50% al 75%», aveva fatto sapere l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini aggiornando il quadro a seguito del monitoraggio operato dal Dipartimento Salute di Palazzo Raffaello.
La geografia
E questo solo per parlare delle prestazioni Lea monitorate dal Ministero della Salute. Per le altre, la situazione è ancora peggiore. E non è solo un problema di tempi, ma anche di geografia: spesso, prenotando visite ed esami tramite il Cup, un utente residente in provincia di Pesaro Urbino può essere indirizzato verso strutture dell’Ascolano, cosa che inevitabilmente va ad incrementare la mobilità passiva verso la più vicina Emilia Romagna. Oppure, gonfia le fila di chi si rivolge alla sanità privata.