Casoli attacca Schiavoni: «Ora basta con il Cencelli. Nella storia di Confindustria mai visto un attacco alle modalità di scelta della Giunta»

Francesco Casoli
Francesco Casoli
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 17 Ottobre 2020, 02:15

ANCONA La giunta che mette in poltrona una sola donna e nessun assessore dorico deflagra nella casa di Confindustria. Da una parte c’è il suo leader Claudio Schiavoni; sul fronte opposto si agita Francesco Casoli, presidente di Elica e saggio dell’associazione. Più che la questione di genere, è la ripartizione territoriale a mettere zizzania tra i due. 



Lo scontro 
La scintilla d’innesco. «Mi sembra davvero strano che il neo governatore non sia riuscito a trovare una persona competente e preparata nell’Anconetano» aveva tagliato corto il capofila degli industriali il giorno precedente l’ufficializzazione della nuova squadra di governo. La prima di centrodestra in 50 anni di Regione. «Devo ammettere che questa scelta delude». Perché, è il principio che lo sostiene, «avere un esponente della città più grande delle Marche agevolerebbe anche il rapporto con l’ente. Quasi fondamentale, direi». Di tutt’altri accenti Casoli che giovedì pomeriggio, mentre Acquaroli all’ottavo piano di Palazzo Raffaello squadernava nomi e deleghe del suo esecutivo, postava su Fb il suo entusiasmo: «È un’alba che inizia a schiarire le valli e le montagne del nostro territorio». E chiariva così quel verso poetico: «Ci sono state tante sterili polemiche su quale città dovesse avere il suo assessore. Sterili. Sono le Marche ad aver bisogno di gente valida, non Ancona o Macerata». L’incitazione arrivava sul finale: «Siamo contenti di vedere finalmente una ventata di meritocrazia. Forza».


Il retrogusto 
Dai social si passa, in neppure 24 ore, alla tradizionale nota. La polemica non rientra, anzi s’inasprisce: «Non s’era mai visto, nella storia di Confindustria Marche - è l’affondo del capitano d’industria fabrianese, - un attacco dell’associazione alle modalità di scelta dei componenti della Giunta della Regione, prima ancora che questa fosse ufficializzata». Mai, rimarca. E lavora sul filo della provocazione: «Non possiamo essere sostenitori della internazionalizzazione delle aziende, affrontare le sfide globali e nel frattempo essere “provinciali” nella scelta della classe dirigente.

Per essere credibili - non ammette repliche - dobbiamo essere coerenti e testimoniare con il nostro comportamento, chiedendo agli altri ciò che noi imprenditori attuiamo continuamente nel fare impresa: il rispetto reciproco dei ruoli». A Casoli i conti non tornano: «Sono molto meravigliato. Non è più il tempo dei campanilismi, basta con il Cencelli. Questa contesa ha un retrogusto più politico che industriale. Sembra quasi un disegno di supporto a qualche politico vicino». Non fa nomi né cognomi, se non quello di Massimo Bacci, il sindaco di Jesi, che nei piani del neo-governatore potrebbe diventare il sottosegretario alla presidenza. Una novità assoluta. «Dimostra di fare bene. Magari. Ben venga in un ruolo interno a una giunta sveglia e competente». 


Marche Nord 
In filigrana tuttavia sembra leggersi dell’altro ancora. Del tipo: le frizioni interne all’associazione per il cambio della guardia nella territoriale di Marche Nord. «Devo essere molto equilibrato - qui l’ex senatore si modera - perché sono uno dei saggi chiamati a decidere. Dico solo che sono per il rinnovamento». Con la postilla che segue: «Noi industriali ci dovremmo sedere intorno a un tavolo e riflettere sul perché non esiste una vera Confindustria regionale. È incomprensibile». L’uomo, che con le cappe aspiranti ha annullato la distanza tra Fabriano e il mondo, torna sempre allo stesso, identico punto: «Basta davvero con i campanili». 


Il controcanto 
S’intreccia tutto. Ma non per tutti. Claudio Schiavoni raffredda i tizzoni ardenti: «Anch’io sono molto meravigliato: non comprendo l’origine di questa polemica». Il presidente degli industriali suggerisce un semplice cambio di prospettiva: «Mi è stata fatta la domanda su cosa ne pensavo di Ancona rimasta senza assessore. E ho risposto che ne ero stupito, ma che andava bene lo stesso. Conta solo che la giunta sia competente. Fine della storia». Dà corpo, e soprattutto voce, al suo sbigottimento: «Proprio non capisco dov’è la controversia». Su un nome il fronte si ricompatta: Bacci. «È il sindaco della città dove lavoro dall’88. Lo conosco bene, lo stimo moltissimo e l’ho sempre sostenuto. Ben venga». Acqua sul fuoco.

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