ANCONA Ancona tra le città meno costose d’Italia. Almeno tra quelle con oltre 150mila abitanti. Se l’inflazione continua a mordere, nel capoluogo dorico lo fa un po’ meno anche rispetto ad altri comuni marchigiani quali Macerata ed Ascoli Piceno. È il quadro che emerge dall’analisi dell’Istat sul costo della vita aggiornata ad aprile, mese che registra una frenata sull’aumento dei prezzi nel carrello della spesa.
La frenata
«Nel settore alimentare - spiega l’Istituto - i prezzi dei prodotti lavorati (ad esempio insaccati e surgelati), come anche quelli dei beni non lavorati (quali carne, pesce, frutta e verdura), evidenziano un’attenuazione della loro crescita, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (si attesta a +6,2%).
Le tipologie di prodotto
«Ad aprile - prosegue l’Istat - l’accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati come carburanti e combustibili (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati (da +15,3% a +14%), degli alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6%)». L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%. Una boccata d’ossigeno, anche se il caro prezzi è ben lontano dall’essere rientrato nei livelli di guardia.