Aree interne parte due: la battaglia di Pergola e l’ombra sugli ospedali

Aree interne parte due: la battaglia di Pergola e l’ombra sugli ospedali
di Martina Marinangeli
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Lunedì 23 Maggio 2022, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 08:30

ANCONA - Una strategia ad hoc tarata sulle aree interne che punta a contrastarne la marginalizzazione e ad arginare il preoccupante fenomeno del declino demografico che le caratterizza. Avviata con la programmazione europea 2014-2020, la Snai (Strategia Nazionale per le Aree Interne) è pronta ad entrare nella seconda tranche con il nuovo settennio 2021-2027 e la ministra alla Coesione territoriale Mara Carfagna ha sollecitato le Regioni - con una comunicazione inviata lo scorso aprile - affinché inoltrassero entro il 20 maggio le candidature dei territori.

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Una deadline che non è stata rispettata: Palazzo Raffaello aveva anche calendarizzato una giunta straordinaria per deliberare il documento da presentare agli uffici ministeriali, ma poi è saltata perché i termini non erano perentori.


Un rallentamento che ha ingenerato un’aspra polemica soprattutto nel Comune di Pergola, sul piede di guerra contro l’assessore alle Aree interne Francesco Baldelli, che nel 2017, da sindaco della città, decise di sfilarla dall’area pilota Basso Appennino Pesarese ed Anconetano.

Le ragioni erano legate a quanto previsto dalla strategia in materia sanitaria, paventando il depotenziamento dell’ospedale di Pergola. L’attuale amministrazione guidata da Simona Guidarelli - in particolare nella figura dell’assessora Sabrina Santelli che da tre anni porta avanti la battaglia per veder inserito il Comune nella Snai - la pensa invece in maniera diametralmente opposta, e ha scritto in più occasioni alla Regione - oltre che al ministero - per sanare quella che ha definito «un’ingiustizia».

Missive che non hanno ricevuto risposta e la preoccupazione della giunta comunale è stata raccolta in un’interrogazione del Pd regionale, che verrà discussa a breve in assemblea legislativa. Nel frattempo, il 19 aprile, il Consiglio comunale di Pergola ha dato il proprio via libera all’adesione all’area Basso Appennino Pesarese ed Anconetano. Ora dunque la palla passa alla Regione, ma l’assessore Baldelli fuga ogni dubbio in merito: «Metteremo insieme le richieste dei territori, confermando le scelte che hanno fatto, nel massimo rispetto istituzionale che contraddistingue la giunta Acquaroli. Tuttavia, ogni territorio deve essere consapevole di ciò che chiede e si assume le responsabilità dell’evoluzione che avrà questa strategia, a partire dalla sanità. La delibera arriverà nelle prossime settimane». La “questione sanità”, nel caso, toccherebbe i Comuni di Pergola e Amandola, dove sono presenti gli ospedali.


Se infatti, Pergola chiede di essere reinserita nell’area che la vedeva inizialmente presente, altri Comuni marchigiani hanno invece costituito tre nuove unioni per accedere alla Snai. Parliamo dell’area Montefeltro ed Alto Matauro, nel Pesarese, che conta 19 Comuni, di quella dell’Appennino Alto Fermano con i suoi sette Comuni ed Amandola capofila, e di quella delle Sorgenti Potenza-Esino-Musone, nel Maceratese, che racchiude 12 Comuni. La Regione le accoglierà tutte e tre e se anche il ministero darà il via libera (in teoria, ogni regione può ottenerne solo due per questo settennio, ma ci sono margini di manovra), andranno ad aggiungersi alle tre già costituite nella programmazione 2014-2020, ovvero Basso Appennino Pesarese ed Anconetano, Macerata ed Ascoli Piceno.


Ma quali sono, nello specifico, i criteri della Snai? «Al fine di definire il concetto di aree interne - spiega il documento -, il territorio nazionale è stato suddiviso a livello comunale secondo un criterio di capacità di offerta di alcuni servizi essenziali, che sono stati identificati nella presenza sul territorio di un istituto di scuola secondaria superiore, di una struttura ospedaliera sede di un Dea di primo livello e di una stazione ferroviaria classificata non inferiore a “Silver”». In base alla compresenza di questi requisiti sono stati individuati i poli urbani e i poli intercomunali, composti dai comuni tra loro vicini nei quali erano presenti i tre servizi essenziali. I comuni non rientranti nei poli sono stati classificati in base ad un indicatore di accessibilità, calcolato in termini di minuti di percorrenza per raggiungere il polo più prossimo: i comuni con tempi di accessibilità superiori ai 20 minuti dal polo più vicino sono stati classificati aree interne. 


La questione sanità si è posta perché, nel documento tecnico dell’accordo di partenariato 2014-2020, viene scritto che, «se c’è un piccolo ospedale, si dovrebbe chiudere perché inefficiente e rischioso/inefficace in termini di salute. Se non c’era, l’area interna difficilmente può essere prescelta come luogo per costruirne uno nuovo più grande». 

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