ANCONA - Stretta sull’interruzione volontaria di gravidanza. Dopo le polemiche scoppiate nei giorni scorsi, l’assessora alle Pari opportunità Giorgia Latini è tornata sul delicato tema rispondendo ieri in Consiglio regionale ad un’interpellanza targata Pd.
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«Avvieremo una verifica di compatibilità delle linee guida del ministero della Salute con la 194 – fa sapere l’ex deputata della Lega – perché riteniamo che i consultori debbano essere luoghi di assistenza ed approfondimento, non di esecuzione dell’interruzione di gravidanza che, come previsto dalla legge, deve rimanere in ambito ospedaliero dove le modalità di ricovero saranno demandate alla valutazione del medico e della direzione sanitaria».
La presa di posizione
Il riferimento è alla somministrazione delle pillola Ru486 che però, da una prima ricognizione, non avverrebbe nei consultori marchigiani.
Le critiche
«Una donna che decidere di abortire lo fa con grande consapevolezza e dolore ha detto la Bora -. È inaccettabile rendere questa decisione più complicata solo per furore ideologico o, peggio ancora, per propaganda. Non permetteremo che vengano negati i diritti fondamentali alle donne. Non potete limitare l’accesso alle terapie farmacologiche come la pillola Ru486». Al netto del dibattito, il dato, reso noto dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, è che il trend degli aborti nelle Marche, così come in Italia, abbia subito una forte decrescita negli anni: nel 2019, le interruzioni volontarie di gravidanza nella regione sono state 1450 in totale (a fronte delle 1537 del 2018), di cui 122 nell’ospedale di Urbino, 170 a Senigallia,42 a Jesi, 27 a Fabriano, 105 a Civitanova, 253 a Macerata, 129 a San Benedetto, 216 ad Ascoli, 178 nella rete d’impresa dell’area vasta 2, 136 a Pesaro, 42a Fano e 30 al Salesi di Ancona.