Imprenditori, giù le mani dalla formazione. Marcelli (Its Academy): «Avevano perso dignità ma il futuro è dei tecnici»

Marcelli (Its Academy): imprenditori, giù le mani dalla formazione
Marcelli (Its Academy): imprenditori, giù le mani dalla formazione
di Martina Marinangeli
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Martedì 13 Febbraio 2024, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 13:18

Giancarlo Marcelli, presidente dell’Its Academy di Fabriano, fondazione apripista del sistema degli Its nazionali e marchigiani: come interpreta l’inversione di tendenza delle scuole tecniche, che tornano a crescere nel gradimento dei ragazzi chiamati a scegliere l’istituto secondario di secondo grado da frequentare?

«La scuola tecnica dà un valore aggiunto ai cittadini del futuro e forse i ragazzi stanno finalmente riscoprendo la loro importanza».

Dopo anni in declino, sono tornati ad avere appeal?

«Il futuro ha bisogno dei tecnici: senza quelli niente può procedere in modo adeguato. Ma gli istituti tecnici e professionali vanno un po’ revisionati. La concertazione tra scuola tecnica secondaria, Università e Its è una necessità che non troviamo nel cilindro del mago. Bisogna costruire questo percorso». 

In che modo andrebbero riformati gli istituti tecnici e professionali?

«Vanno ripristinati i principi di una vecchia legge del 1969, secondo la quale le scuole tecniche davano la stessa dignità post-secondaria delle altre scuole. I ragazzi che si diplomavano al tecnico o al professionale potevano andare all’Università».

Ora non è così?

«Con la riforma del 4+2 la vedo difficile».

Perché?

«Ho qualche dubbio che i ragazzi, con quattro anni di scuola professionale, poi possano andare all’Università».

Quindi cosa si dovrebbe fare?

«Io manterrei le scuole tecniche e professionali quinquennali, dando loro dignità. Più in generale, dando dignità alla cultura scientifica, tecnica ed umanistica».

Nel tempo, secondo lei, gli istituti tecnici e professionali hanno perso dignità?

«Sì. L’unico che ha capito l’importanza della formazione tecnica è stato l’ex premier Mario Draghi, che conosceva quel tipo di scuola.

Figuriamoci che quando chiese la fiducia in Parlamento, si confusero gli Its con l’Itis. Lui invece aveva ben chiaro il progetto e quanto fossero importanti gli Its perché veniva da una cultura europea. E in Europa le scuole tecniche hanno durata, percorsi e sbocchi differenti rispetto all’Italia».

Gli Its, Istituti tecnologici superiori, come percorsi paralleli al sistema universitario, possono rappresentare un anello di congiunzione tra scuole tecniche e mondo del lavoro?

«Prima di tutto, facciamo in modo che l’impresa pensi all’impresa, e alla scuola pensi alla scuola».

Ritiene che ci sia un’eccessiva ingerenza del mondo imprenditoriale nella sfera della formazione?

«La scuola fatta dagli imprenditori non mi convince. L’imprenditore ci deve dire quali sono le necessità del mercato del lavoro, ma non può fare i programmi della formazione: quello è compito della scuola».

Nel tempo c’è stato un ribaltamento di questa equazione?

«C’è questa tendenza del mondo dell’imprenditoria di prendersi la scuola: io non lo permetterei».

Cosa farebbe?

«Gli istituti tecnici e professionali andrebbero potenziati dal punto di vista contenutistico, e magari i contenuti possono essere confrontati in tavoli tecnici tra scuola e impresa, ma la seconda non può sostituire la prima. Ci deve essere collaborazione, non un’ingerenza dell’impresa nel mondo della formazione».

E gli Its si intesterebbero il ruolo di collante.

«Gli Its possono avere un ruolo straordinario: la scuola secondaria di secondo grado è il punto di partenza, gli Its sono il punto di arrivo. E possono diventare anello di congiunzione fondamentale con il mondo del lavoro».

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