Gasparoni, Confartigianato: «Credito alle piccole imprese? Da noi è una corsa a ostacoli»

Nel 2023 è calato del 9%, peggio della media italiana

Gasparoni, Confartigianato: «Credito alle piccole imprese? Da noi è una corsa a ostacoli»
Gasparoni, Confartigianato: «Credito alle piccole imprese? Da noi è una corsa a ostacoli»
di Martina Marinangeli
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Lunedì 4 Marzo 2024, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 11:40

Gilberto Gasparoni, segretario di Confartigianato Marche: voi rappresentate soprattutto piccole e micro imprese. È vero che c’è un problema di accesso al credito legato alle dimensioni?

«Nel 2023 nelle Marche il credito alle piccole imprese è calato di oltre il 9%, rispetto ad una media nazionale che si è assestata su un -7%. Quindi sì, qui abbiamo una difficoltà maggiore di accesso al credito per le Pmi ed è un problema al quadrato».

Perché?

«Le piccole imprese rappresentano il 99,4% del sistema economico marchigiano. Sono l’ossatura della nostra economia, quindi avere un’attenzione costante verso di loro è indispensabile». 

Il patron di Elica Casoli ha bacchettato Confindustria dicendo che non assolve al suo ruolo di «sindacato delle imprese». Il presidente degli industriali di Ancona Bocchini ha rispedito le accuse al mittente, elencando le varie azioni messe in campo. Come Confartigianato cosa fate per aiutari i piccoli ad accedere al credito?

«Facciamo azione di formazione e informazione verso le piccole imprese sui nuovi sistemi e sul modo di rapportarsi con il sistema bancario».

Tradotto?

«Aiutiamo le Pmi nell’adeguata predisposizione dei bilanci e dei business plan. Facciamo incontri con gli imprenditori e utilizziamo le possibilità che vengono messe a disposizione dalla Banca d’Italia, che sta facendo corsi di formazione sui vari aspetti finanziari sia per gli addetti al settore, sia per le imprese. Non sempre le piccole aziende riescono ad ottenere la giusta attenzione da parte dei grandi istituti».

Servono banche più a misura d’uomo?

«Vanno bene tutte le dimensioni: dalle banche nazionali e internazionali, alle Bcc. Tantissimi artigiani, commercianti e piccoli imprenditori fanno riferimento al credito cooperativo perché è un sistema particolarmente vicino: le imprese sono socie di questi istituti, più disponibili con le aziende di piccole dimensioni»

Una banca del territorio che sia intermedia tra le Bcc e i grandi player nazionali serve ancora?

«Se c’è l’opportunità di avere una struttura intermedia, perché no? Daremmo più completezza alle opportunità che ci sono sul mercato.

Avere possibilità ulteriori è sicuramente un vantaggio».

Che caratteristiche dovrebbe avere una banca local per essere veramente utile al territorio?

«Deve avere i presupposti per essere efficace, quindi una struttura solida. E deve dare valore alle eccellenze: non ci sono solo i freddi numeri da considerare, ma anche la creatività del nostro sistema produttivo. Ad oggi non sempre viene percepito questo aspetto nelle valutazioni per l’accesso al credito».

Manca il radicamento sul territorio?

«La chiusura di centinaia di sportelli bancari negli ultimi anni non ha aiutato. Stiamo assistendo ad una desertificazione nella nostra regione, soprattutto nell’entroterra che sconta già tante carenze, da quelle infrastrutturali alla mancanza della banda ultra larga».

Come si inverte la rotta?

«Per favorire l’accesso al credito un soggetto fondamentale è il Confidi Unico, promosso dalle associazioni delle micro, piccole e medie imprese, che dall’inizio dell’anno ha già dato garanzie per circa 1200 pratiche, per oltre 100 milioni di euro sui finanziamenti. Strumenti importanti, ma poi tocca al sistema bancario essere attento e disponibile».

Quali sono i problemi principali segnalati dai vostri associati?

«C’è una flessione del mercato ed un calo delle commesse: la manifattura è in sofferenza e c’è bisogno di liquidità, dunque avere accesso al credito è fondamentale. Aggiungo una cosa».

Prego?

«I bandi della Regione hanno messo a disposizione oltre 200 milioni di euro di fondi comunitari per favorire gli investimenti, ma sono arrivate richieste cinque volte superiori agli stanziamenti. Questa discrepanza frena l’economia».

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