ANCONA - Semmai un giorno verrà rintracciata in qualche angolo sperduto del pianeta terra, l’infedele direttrice delle Poste non solo dovrà scontare 4 anni e 4 mesi di reclusione per aver prosciugato i conti correnti dei suoi clienti per sfamare il demone del gioco, ma dovrà anche sottoporsi a un nuovo processo, stavolta per aver evaso 61.236 euro di imposte.
Nel sottrarre indebitamente un vero tesoro (906mila euro) ad almeno 4 correntisti, aveva fatto transitare le somme nel proprio conto corrente ma si era “dimenticata” di dichiararle al Fisco, omettendole nella dichiarazione del redditi del 2015.
La fuga
Pagare le tasse, all’epoca, era probabilmente l’ultimo pensiero della donna originaria di San Paolo di Jesi, che oggi ha 61 anni e allora viveva a Serra San Quirico.
Era malata di gioco, secondo la Procura che l’ha condannata. Per questo prendeva “in prestito” ingenti somme dai conti correnti dei clienti della filiale di Cerreto d’Esi, di cui era direttrice, per poi tentare la fortuna. Avrebbe indebitamente prelevato più di 900mila euro, a partire dal 2014, anche attraverso l’acquisizione in prima persona del rimborsi di alcuni buoni fruttiferi, pare avvalendosi delle password degli ignari clienti e dei suoi dipendenti.
Li avrebbe traditi per appagare la sua sete di gioco, ma anche per racimolare una fortuna: in alcuni periodi sarebbe arrivata ad investire 20mila euro per il Superenalotto. A forza di provarci, è stata premiata dalla Dea Bendata: per ben due volte ha centrato il jackpot. In un colpo solo si è ritrovata ricca. E così, si era licenziata dalle Poste per trasferirsi in una località esotica: il Madagascar, dove poi avrebbe aperto un resort. Nel maggio 2019 si è concluso il primo processo a suo carico per truffa, appropriazione indebita e autoriciclaggio: per l’ex direttrice della filiale di Cerreto d’Esi il giudice aveva stabilito una pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione, mentre era stato riconosciuto un risarcimento di 5mila euro per il danno d’immagine alle Poste Italiane, che si era costituita parte civile.
La riforma Cartabia
Ieri si è aperto un nuovo processo a carico della 59enne (difesa d’ufficio dall’avvocato Francesco Conti) dopo la denuncia dell’Agenzia delle Entrate che registra un mancato introito di 61.236 euro dalla contribuente: non avrebbe dichiarato al Fisco 906mila euro (i risparmi sottratti ai suoi clienti) nel 2015, somma che andava inserita alla voce “redditi diversi”. Alla luce delle nuove indicazioni della riforma Cartabia, il giudice ha emesso sentenza di non luogo a procedere, vista l’irreperibilità dell’imputata, fissando il termine del 2029 per riprendere eventualmente il processo, nel caso la donna si materializzasse.