ANCONA - Trascinate dai dati allarmanti della provincia di Ancona - quarta in Italia per incidenza del contagio rispetto al numero di abitanti - e con i casi positivi in risalita un po’ dappertutto, le Marche sembrano ormai destinate a scivolare in zona arancione già dal prossimo weekend.
Come noto, la comunicazione ufficiale sulla collocazione da parte del ministero della Salute arriverà venerdì, ma a Palazzo Raffaello si respira aria di rassegnazione e, ai piani alti, si starebbe anche valutando l’ipotesi di chiudere le scuole.
La proposta
A margine degli Stati generali del Turismo organizzati ieri da Confcommercio Marche Centrali, il governatore Francesco Acquaroli, commentando la proposta dell’associazione di categoria di permettere la riapertura di bar e ristoranti anche a cena in zona gialla, ha osservato che «dovrebbe essere possibile, anche perché così potremmo evitare gli assembramenti che sicuramente ci sono nelle abitazioni private.
L’ordinanza
Ordinanza che si limitava a «raccomandare fortemente lo svolgimento dell’attività didattica con modalità a distanza negli istituti scolastici in cui si registra un aumento dei casi di contagio». Ora, questo blando invito potrebbe tradursi in uno spin off dell’ordinanza in cui si reintroduce la dad al 100%, ma con formula ancora da definire. Ieri, la direttrice generale dell’Asur Nadia Storti ha incontrato in video conferenza i sindaci della provincia di Ancona proprio per discutere della “questione scuola”, dal momento che la curva epidemiologica negli istituti del territorio è in crescita. All’interno dell’Asur si è costituito un comitato scientifico che elaborerà le linee guida rispetto ai provvedimenti da prendere da parte dei primi cittadini nelle rispettive città, ma se Palazzo Raffaello dovesse concretizzare quella che per ora è un’ipotesi, la chiusura delle scuole – presumibilmente medie e superiori – sarebbe estesa a tutta la regione.
Le curve
L’effetto del ritorno alla didattica in presenza al 50% si è fatto sentire, come evidenziato ieri dal Corriere Adriatico: le curve relative ai ragazzi in età da medie (11-13 anni) e superiori (14-18), nelle ultime due settimane, hanno fatto registrare una brusca impennata, che potrebbe essere alimentata anche dalla variante inglese in circolazione. La fascia più giovane è balzata da un’incidenza di circa 180 casi per 100mila soggetti di quell’età, a 310. Un aumento che ha riguardato anche i ragazzi tra i 14 e i 18 anni, e in maniera anche più marcata: si è passati da un’incidenza di circa 170 ogni 100mila nel periodo 8-14 febbraio a quasi 280 nella settimana tra il 15 e il 21. Meno brusca, ma comunque decisa, la pendenza del tracciato relativo ai bambini in età da scuola elementare, con un’incidenza salita in una settimana da 160 a 200, con un andamento simile al tracciato dell’età 19-24, quella degli universitari. Leggermente in calo invece i contagi nei bambini da scuola dell’infanzia da 130 a 120. Impennate di contagio così importanti tra i giovani si erano registrate solo dalla terza settimana di ottobre, quando si era fatto sentire il contraccolpo della riapertura delle scuole del 14 settembre.
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