Il medico volontario anti-Covid scrive alla moglie: «Sono al fronte, sotto il fuoco amico, con due nemici: budget e burocrazia»

Roberto Festa, con i volontari della Croce Rossa e, a fianco, con la moglie Laura Diodovich
Roberto Festa, con i volontari della Croce Rossa e, a fianco, con la moglie Laura Diodovich
di Riccardo Festa
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Giovedì 11 Febbraio 2021, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 11:55

Roberto Festa, medico di famiglia, incaricato Ca Loreto, incaricato Usca Loreto, ci ha inviato il testo che pubblichiamo.


Lettera alla mia amata moglie dal fronte della medicina generale.

Mia adorata Laura,
io sto bene e non c’è attimo, rubato alle preoccupazioni e alle infinite cosa da fare, che il mio pensiero non vada a te, che sei così forte, molto più di me, e così bella nella tua forza. Il 3 aprile sarà un anno esatto dall’inizio del mio servizio nell’unità speciale, l’Usca: tu sai con quanta passione mi sono offerto volontario vincendo anche le tue paure iniziali.

Eri terrorizzata dal pericolo che avrei corso in quel momento in cui del nemico si conosceva poco a parte il suo essere spietato con i più deboli. Ma eri preoccupata anche perché sapevi che saresti rimasta quasi sola ad accudire i nostri due bambini, mentre eri incinta del terzo. Infatti entrare in Usca non mi avrebbe esonerato dal servizio come medico di famiglia e dai turni notturni in guardia medica. Per questo sei forte, perché essere coraggiosi non significa non avere paura, quello si chiama incoscienza e a volte tu la rimproveri a me, e fai bene! Si è coraggiosi e forti quando si ha paura, magari tanta, ma si va avanti lo stesso, come fai tu.

Ti scrivo proprio ora, sottraendo un po’ di tempo al poco riposo, perché ho incontrato sul fronte di Osimo un ragazzo forte (quasi) come te, anzi un uomo, perché Uomo è il significato del suo nome: Andrea. Fa l’infermiere nel campo di battaglia noto come Fondazione Recanatesi, molti suoi colleghi sono stati colpiti e la struttura è caduta in mano al nemico. Lui è rimasto quasi solo (proprio come te) ad accudire per dodici ore al giorno, da non so quanti giorni ormai, i cento ospiti della struttura, 80 dei quali presi in ostaggio dal Covid. Salta il pranzo costantemente, la tensione gli sta erodendo l’esofago, e ogni giorno a fine turno la sua tuta è zuppa di sudore. Ma ha sempre una parola di conforto per gli ammalati e non smette mai di incoraggiare i colleghi. Lui sì è un vero eroe.

Scherzando dice che dai piani alti hanno attivato l’operazione Broken Arrow. Ci ha spiegato che è un termine militare che indica la possibilità di un’unità di essere annientata dal nemico e quindi si richiede tutto il fuoco amico disponibile su obiettivi umani in un raggio d’azione ristretto al centro del quale vi è chi ha dato il comando, e che però potrà soccombere sotto questo fuoco. Lo dice sorridendo, ma qualcosa nei suoi occhi fa intuire che forse ci crede davvero.

Come Usca siamo stati inviati in missione di soccorso, non posso raccontarti la scena che abbiamo trovato. Poi la Marina e l’Aeronautica hanno inviato una squadra di giovani reclute infermieri e poi, grazie a Dio, stanno tornando anche i colleghi più esperti. Ma la notte ci sono solo gli Oss a presidiare il campo, né medico né infermiere. Ci siamo chiesti a lungo dove fossero i nostri generali, dove fossero i nostri colonnelli, che cosa facessero lì nei palazzi e negli uffici, tra le carte. Ma anche la loro è una vera battaglia contro due nemici feroci per cui temo non ci sarà mai vaccino e che la gente che ha studiato chiama con nomi in codice “budget” e “burocrazia”.

E’ da poco arrivato un telegramma, grazie al Corriere Adriatico, che ci ha informato che molti di questi funzionari sono indagati per danno erariale e così da novembre ci hanno ridotto la paga, ci hanno tolto una indennità: lo so che è politicamente scorretto come paragone, ma direi che hanno tolto le sigarette ai soldati in trincea.

Anzi no, diciamo il cioccolato, ok? Così non ti arrabbi. Eppure noi soldati abbiamo sempre fatto il nostro dovere e quella indennità ce la siamo sempre meritata, eppure pare che l’Asur avrebbe dovuto realizzare un progetto, fornirci di software e strumenti per comunicare come medici di guardia con i medici di famiglia.

So - ho visto i documenti - che i nostri Ufficiali del Sindacato in questi ultimi dieci anni hanno chiesto infinite volte al Servizio Salute regionale di attuare questo progetto per il quale la Regione aveva già stanziato diverse centinaia di migliaia di euro. Nessuno sa invece che cosa ci abbiamo fatto con quei soldi, a parte pagare questa indennità che però, a quanto pare, ammonta per tutti i medici di tutta la regione a circa un decimo di quella somma per ogni anno. E ora che l’Alto Comando è sotto accusa, che cosa fanno a noi soldati in trincea? Non solo bloccano l’indennità, ma con due righe in una lettera ci informano che provvederanno anche a recuperare i soldi dati in questi anni: si tratta di una cifra che va dai 5 ai 10 mila euro per ogni medico di guardia.

Sul fronte dei medici di famiglia purtroppo il copione si ripete: senza una ragione comprensibile sono anni che la Regione tiene bloccati i fondi per la cosiddetta assistenza aggiuntiva, eppure mi domando che cosa dovremmo fare di più per aggiungere assistenza? Forse donare un rene alla sanità? A proposito dei medici di guardia, però, sai che i nostri Colonnelli si erano illusi di fronteggiare la situazione della Recanatesi mettendo un medico di guardia per la notte? Io ho mandato subito un messaggio dicendo che era impensabile, ma che invece bisognava subito applicare alla struttura l’accordo per l’ospedale di comunità in modo da avere un medico con più esperienza ogni giorno. Non ho mai ricevuto risposta, forse non era una buona idea, o forse il nemico ha intercettato il messaggio.

Mia amatissima Laura, io sto bene e spero che presto tutto questo sia finito: sai che è arrivata l’arma che tutti attendevamo, il vaccino! Io l’ho già ricevuto! Andrea no! Ma come è possibile? Mi chiedo. E soprattutto perché gli ospiti della Recanatesi non sono stati vaccinati subito, sai lì l’età è 80 anni, ma non quella media, quella minima! Tutto questo si sarebbe potuto evitare, purtroppo abbiamo avuto diversi morti e di chi è stato trasferito in ospedale non abbiamo notizie certe. Ma qui c’è una signora di 102 anni che ti saluta, quando tutto questo sarà finito le faremo conoscere i nostri tre meravigliosi bambini, così lei con Rachele in braccio, col suo anno di vita, saranno la vera immagine della speranza. Prega per me, perché abbia anche io un poco della tua forza, quella forza che ti fa così bella.


Tuo per sempre,
Roberto.

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