Il Coronavirus uccide in tutte le Marche, ma a Pesaro l'epidemia frena

Il Coronavirus uccide in tutte le Marche, ma a Pesaro l'epidemia frena
Il Coronavirus uccide in tutte le Marche, ma a Pesaro l'epidemia frena
di Lorenzo Sconocchini
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Lunedì 30 Marzo 2020, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 07:47

ANCONA - Si muore in tutte le Marche di Coronavirus, da Ancona a Mombaroccio, da Jesi a Montegranaro, in un bilancio spaventoso che ieri ha registrato 31 decessi avvenuti in 14 diversi ospedali della regione, portando il totale dei caduti a 417. E forse per la prima volta nel bollettino arancio del Gores, quello che verso sera aggiorna il bilancio delle vittime, meno della metà dei morti sono della provincia di Pesaro Urbino. Abitavano nel territorio più martoriato dal virus 13 dei 31 uccisi dal Covid-19, mentre la provincia di Ancona nelle ultime 24 ore conta 10 caduti, altri 6 Macerata e provincia e tre il Fermano. Dall’inizio dell’emergenza sono morti 255 residenti della provincia di Pesaro Urbino, 81 anconetani, 45 pazienti di Macerata e provincia, 28 fermani e tre ascolani. L’età media è di 79,8 anni.



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Non tutti anziani però, nell’ultima tornata di lutti, perché cinque delle vittime erano sotto i 70 e una paziente di Treia aveva 54 anni. Cinque morti su 31, altro dato rilevante, non soffrivano di patologie pregresse, facendo salire al 3,6% nelle Marche la quota di chi è stato ucciso dal virus senza la complicità di altre malattie.
 
Un bilancio pesantissimo, davanti al quale è difficile trovare tracce di ottimismo nelle ultime statistiche, che pure segnalano un andamento viavia meno ripido della curva epidemiologia. Anche gli ultimi casi positivi, 185 su 547 campioni processati sabato nei laboratori di Virologia, valgono un incremento giornaliero del 5,4% rispetto ai casi del giorno prima (da 3.373 a 3.558) una percentuale in decrescita da lunedì scorso, sia pure con qualche dato altalenante dovuto a un accumulo di campioni nella giornata di venerdì. 
L’andamento sul territorio
Ma il dato che emerge chiaramente è una frenata, finalmente, dei nuovi contagi nella provincia di Pesaro Urbino, il primo cluster delle Marche, la zona più rossa delle cinque province. Comparando il totale di ieri (1.577 casi positivi) con quello della domenica precedente emerge un aumento del 26,3% mentre l’incremento della terza settimana di marzo, dal 15 al 22, era stato addirittura del 75%. Nell’ultima settimana invece la provincia Ancona ha avuto un incremento del 50,7%, (da 676 a 1.019 casi positivi) Macerata del 62,5%, Fermo del 117,7% e Ascoli del 219,6%.
Insomma, se è vero che l’epidemia progredisce verso il sud delle Marche, finalmente nel Pesarese il trend è ormai da qualche giorno quello di una frenata prolungata, in anticipo rispetto al resto della regione. Un andamento atteso, visto che l’epidemia ha cominciato a manifestarsi proprio da nord con i primi casi in provincia di Pesaro registrati dal 25 febbraio. 
La percezione del pericolo
Non solo lassù la popolazione ha avuto prima che altrove una percezione diretta del pericolo, con pazienti infetti e decessi, e forse ha iniziato cautelarsi. Ma la frenata dell’epidemia a Pesaro, in anticipo su Ancona, risente anche di una partenza anticipata delle misure anti-contagio decise da Governo e Regione in un crescendo di divieti e restrizioni, chiusure e stop andato avanti dal 26 febbraio (prima chiusura delle scuole decisa da Ceriscioli e impugnata al Tar dal Governo) fino al decreto Chiudi Italia scattato il 22. Pesaro Urbino, proprio perché prima zona rossa delle Marche, ha avuto 3 giornate in più di lockdown anti-Coronaviurs. Una con la chiusura delle scuole e il divieto di eventi del 2 marzo, mentre nel resto delle Marche il blocco è scattato il 3, poi altre 2 con l’inserimento nelle zone rosse (insieme ad altre dieci province del Nord e alla Lombardia) già a partire dall’8 marzo (con il divieto di uscire di casa se non per lavoro o stretta necessità. Una serrata che nelle altre 4 province marchigiane, come il resto d’Italia, sono scattate il 10 marzo.
Tra qualche giorno, si spera, l’effetto delle misure stringenti di “distanziamento sociale” si dovrebbero far sentire anche nel resto della Regione.

Tutti lo sperano, perché il peso dei morti è ormai insostenibile gli ospedali sono pieni. Ieri erano ricoverati 1.168 pazienti infetti, 168 dei quali in terapia intensiva, un numero vicino alla saturazione. Per questo la Regione cerca di realizzare in fretta la maxi-Rianimazione da 100 posti alla Fiera di Civitanova: il progetto è ultimato e si spera di attivarla per Pasqua. A Torrette invece (dove dovrebbe sorgere un ospedale da campo con 10 letti in terapia intensiva e 50 di sub-intensiva) ancora non si hanno notizie dell’Emergency Medical Team di Shangai. Annunciato dalla Protezione civile, è bloccato in Cina dalla chiusura delle frontiere.

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