Mascherine, è una giungla. Quali servono, farmacisti subissati dalle richieste. E i costi lievitano

Mascherine, una vera e propria giungla
Mascherine, una vera e propria giungla
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Martedì 31 Marzo 2020, 07:45

ANCONA - Più introvabili di una perla rara, più preziose dell’oro. Riuscire a reperire le mascherine è diventato uno dei nodi più intricati di questa emergenza Coronavirus ed a farne le spese sono, in primis, gli operatori sanitari, che si trovano quotidianamente a stretto contatto con pazienti positivi al Covid-19, in molti casi sguarniti dei dispositivi di protezione individuale come, appunto, le ormai note Ffp1 e Ffp2 dotate di filtro. Ma la carenza riguarda anche le semplici mascherine chirurgiche, sempre più richieste dai cittadini comuni per proteggersi dall’eventuale contagio. A fare il punto sulla critica situazione sono i farmacisti (per lo più sprovvisti del dispositivo anche in prima persona oltre che per la vendita), che più di tutti hanno il polso della situazione nei vari territori, e la domanda che ci si pone è se sia necessario indossare la mascherina nella quotidianità, ad esempio per andare a fare la spesa o per uscire con il cane.

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«La telefonata classica che ricevo è: salve, un’informazione, avete le mascherine? - commenta Piero Maria Calcatelli, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Ancona - c’è un’enorme richiesta e non riusciamo ad essere conseguenti. Le mascherine sicure sono quelle con il filtro, che però vengono consegnate quasi interamente agli operatori sanitari, come è giusto che sia perché stanno a stretto contatto con pazienti infetti, mentre per le persone comuni vanno bene anche quelle chirurgiche perché bastano per la prevenzione personale. Va però precisato che, in realtà, le seconde difendono gli altri da noi nel caso fossimo contagiosi, non viceversa. Infatti, i chirurghi le usano per non contaminare i pazienti. In ogni caso – sottolinea – se una persona esce con il cane in uno spazio aperto, o è in macchina da sola, è inutile indossarle. Per fare la spesa, visto che ci sono altre persone, male non fa, è una difesa in più, ma allora vanno bene anche mascherine in stoffa lavabili. Più importante è indossare i guanti». 


 

Le precauzioni principali restano sempre le stesse: lavarsi frequentemente le mani, evitare di toccarsi il viso e mantenere la distanza di un metro e mezzo. «La mascherina è l’ultima cosa, utile se si sta a stretto contatto con gli infetti», chiosa Calcatelli. La difficoltà del loro reperimento è anche legata all’iter per la certificazione, che ne rallenta l’immissione nel mercato da parte delle aziende riconvertite, ed il fatto che nelle Marche non ci sia ancora un laboratorio destinato all’analisi propedeutica non aiuta (si sta lavorando per attivarne uno ad hoc all’Università Politecnica).

Fino allo scoppio dell’emergenza coronavirus, la produzione delle mascherine era stata delocalizzata in altri Paesi, Cina soprattutto, ed ora si fa difficoltà a star dietro alla domanda sempre più pressante. «Le aziende mi dicono che non riescono a far fronte alla richiesta – fa sapere Ido Benigni, presidente dell’Ordine farmacisti di Ascoli e Fermo e delegato regionale nell’Ordine nazionale – i quattro magazzini che uso ne sono sempre sprovvisti. Continuiamo ad ordinarle ma non arrivano perché la priorità sono, giustamente, gli ospedali, soprattutto per quelle con filtro. 

Alla protezione civile ho chiesto più volte anche le mascherine per noi farmacisti, che comunque siamo in prima linea». Ed il loro essere tanto irreperibili quanto necessarie, ha fatto delle mascherine il bersaglio delle speculazioni, come sottolinea Luciano Diomedi, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Macerata: «In certi casi, i fornitori aumentano i costi in maniera importante e la farmacia, ultimo anello della filiera è costretta a venderle a prezzi fuori mercato. Se si pensa che le mascherine chirurgiche prima costavano 20 centesimi ed ora 1,80 euro, la cosa diventa evidente. Per acquistare, ci rivolgiamo ad intermediari che si interfacciano con i produttori e ad ogni step c’è un rincaro. Comunque, la cosa più importante è che siano a norma Cee». Nel Pesarese, dove il Coronavirus sta mietendo vittime e i contagi ormai sono arrivati a quasi 1700 casi, la situazione è drammatica e i rappresentanti dei farmacisti preferiscono non parlare. Ma nelle farmacie è un pellegrinaggio continuo: attaccati al telefono si cerca di capire chi possa avere magari una mascherina chirurgica a disposizione, perché nel cuore del contagio ogni persona può essere asintomatica e mettere a rischio i propri cari. 

Il ministero dell’Interno ha distribuito un opuscolo dove spiega come utilizzare al meglio le mascherine che abbiamo a disposizione.

Tra le indicazioni ce n’è una fondamentale per i cittadini. Dalle valvole delle Ffp2 e Ffp3 «fuoriescono le esalazioni e sono assolutamente sconsigliate per la popolazione, ci contamineremmo uno con l’altro. Sono sconsigliate anche per le Forze dell’Ordine che sono costrette ad un contatto ravvicinato tra colleghi, si contaminerebbero l’uno con l’altro».

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