Confini aperti. Ceriscioli ottiene il via libera e firma il provvedimento. Si può andare nelle province confinanti di Romagna, Abruzzo, Toscana, Lazio e Umbria

Confini aperti. Ceriscioli ottiene il via libera e firma il provvedimento. Si può andare nelle province confinanti di Romagna, Abruzzo, Toscana, Lazio e Umbria
Confini aperti. Ceriscioli ottiene il via libera e firma il provvedimento. Si può andare nelle province confinanti di Romagna, Abruzzo, Toscana, Lazio e Umbria
di Andrea Taffi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Maggio 2020, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 15:09

Il decreto è arrivato ieri sera poco prima delle 22. Dopo la pesante denuncia del Corriere Adriatico di ieri si sblocca un altro muro nella nuova vita post Coronavirus: le Marche raggiungono le Regioni più avanzate (Friuli, Veneto ed Emilia Romagna) sul tema dell’apertura dei confini per i residenti dei comuni e delle province adiacenti ad altre regioni. Ieri il nostro giornale aveva dedicato ampio spazio all’ennesima incongruenza vistosa che si era creata nella scacchiera delle Regioni in un panorama che ad ogni piè sospinto ha visto muoversi gli enti locali in maniera disallineata. 




 
Il pressing della Regione
Così da ieri mattina palazzo Raffaello ha nuovamente insistito sul punto che l’aveva già visto protagonista: sul punto c’era stato un quesito inevaso una decina di giorni fa e un sollecito dribblato martedì scorso dal governo. Il governatore Ceriscioli quindi, per la seconda volta in 24 ore, ha interpellato il ministro Boccia che stavolta ha demandato la questione alla conferenza Stato-Regioni. L’organismo di raccordo fra governo centrale e i maggiori enti locali ha finalmente sdoganato un parere molto vicino a un via libera per muoversi in autonomia. Se i dati epidemiologici lo consentono e se non ci sono cause di forza maggiore c’è la possibilità di aprire i confini. 

L’iter per il decreto
Così da Ceriscioli è partito l’input alla segretaria generale Giraldi per normale la questione e a fine serata il cerchio si è chiuso. Da quest’oggi tutti i residenti dei comuni e delle province confinanti con altre Regioni potranno recarsi nella provincia limitrofa esterna senza limitazioni di sorta. Il provvedimento riguarda settori separati della popolazione marchigiana, ciascuno con facoltà differenziate: i residenti della provincia di Pesaro si possono spostare in quella di Rimini (per l’Emilia) e in quella di Arezzo (per la Toscana); quelli di Ancona, Macerata e Fermo con la provincia di Perugia (per l’Umbria); quelli di Ascoli con le province di Rieti (per il Lazio) e di Teramo per l’Abruzzo. Solo per questi casi non è prescritta l’autocertificazione.

La ratio del provvedimento
La ratio del provvedimento mira a mettere in condizione i residenti dei territori con parenti e interessi al di là del confine di muoversi senza vincoli. Ricordiamo che allo stato attuale non si può varcare il confine regionale a meno che non ci siano motivi di salute, lavoro e urgenza e con autocertificazione al seguito. La regola è generale e continua a valere anche per tutti coloro che dalle province frontaliere dovessero muoversi non nella provincia limitrofa ma altrove. Un esempio per chiarire: un pesarese per andare a Bologna deve avere l’autocertificazione ma per arrivare a Cattolica no. E così via. Soddisfazione tra gli amministratori locali del Pesarese e dell’Ascolano che avevano sollecitato Ceriscioli a prendere posizione. E soddisfazione anche per il Corriere che per primo ha perorato una causa macroscopicamente sbilanciata in favore di altre Regioni sul quale bisognava fare subito un passo avanti. Oltre al sindaco di Gabicce, Pascucci e al presidente della Provincia di Pesaro, Paolini c’è stato motivo di orgoglio per il consigliere regionale Pd, Andrea Biancani, pesarese anche lui: «Ho spinto molto su questo tema dopo un serrato confronto con i sindaci e gli operatori dei comuni di confine. C’era l’esigenza tangibile di riavvicinarsi agli affetti non frequentati per mesi. C’erano famiglie separate a volte da un fiume. Ora ci sarà anche la possibilità di raggiungere le seconde case sul nostro territorio e di dare spinta al turismo. Del resto i dati epidemiologici molto confortanti ci fanno considerare questo provvedimento non un azzardo ma una decisione lineare e presa in sicurezza secondo i principi che il governatore Ceriscioli ha sempre portato avanti».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA