I papà assassini due volte atroci: uccidono sotto gli occhi dei figli. E per la legge è un’aggravante

I papà assassini due volte atroci: uccidono sotto gli occhi dei figli. E per la legge è un’aggravante
I papà assassini due volte atroci: uccidono sotto gli occhi dei figli. E per la legge è un’aggravante
di Lorenzo Sconocchini
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Domenica 15 Ottobre 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 15:34

CERRETO D'ESI - C’è qualcosa di più grave, che uccidere una donna indifesa, la stessa donna con cui si era costruita insieme una vita e messi al mondo dei figli? Se c’è qualcosa di peggio, di sicuro, è uccidere la propria moglie sotto gli occhi (o a pochi metri di distanza, poco cambia) dei figli non ancora adulti.

Una trama purtroppo che si è ripetuta l’altra notte a Cerreto d’Esi, a un anno e tre giorni da quanto era successo l’11 ottobre 2022 a Padiglione di Osimo, dove Tarik El Ghaddassi massacrò di botte (secondo le accuse che l’hanno portato a processo) la moglie Ilaria Maiorano, 41 anni, mentre in casa c’erano le loro figliolette, di 5 e 8 anni. «Abbiamo visto papà che aggrediva mamma, l’ha colpita a mani nude e poi con una sedia», hanno dovuto testimoniare le piccole, assistite dagli psicologi, in un’udienza tenuta a giugno davanti al Gip per cristallizzare il loro racconto.

Tarik, origini marocchine, adesso rischia l’ergastolo, nel processo che inizierà il 19 dicembre prossimo davanti alla Corte di Assise di Ancona. E’ imputato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dall’aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena (era ai domiciliari per un altro reato) e dalla presenza in casa di due figlie minorenni.


La contestazione


Perché ormai da dieci anni, dalla legge del 2013 che cercava di arginare il diffondersi della violenza di genere, nel nostro codice penale (articolo 61) è stata introdotta un’aggravante specifica (la 11-quinquies) qualora i delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale, contro la libertà personale, e il delitto di maltrattamenti, siano commessi “in presenza o in danno di un minore di anni diciotto ovvero in danno di persona in stato di gravidanza”.

E addirittura la normativa del 2019 sul Codice Rosso, che ha modificato la disciplina sui reati domestici e di genere, ha rafforzato il concetto della violenza assistita: il minorenne che assiste ai maltrattamenti fisici o psicologici in ambito familiare si considera persona offesa dal reato, anche se non direttamente colpito dalle condotte violente, per il danno che subisce - nello sviluppo della sua personalità - dal trauma di vedere la mamma insultata o addirittura presa a botte. Figurarsi un omicidio, figurarsi svegliarsi alle tre di notte per le urla e sentirsi dire da un papà assassino - come pare sia accaduto nel delitto di Cerreto d’Esi - di chiamare i carabinieri mentre la mamma giaceva sul pavimento trafitta a ripetizione con un coltello da cucina.

E perché sia contestata l’aggravante della presenza di minori non è necessario che le vittime di violenza assistita siano testimoni oculari del delitto, com’è purtroppo accaduto a Padiglione di Osimo, dove la povera Ilaria venne inseguita e presa a botte dal marito - almeno secondo le contestazioni della Procura - in diverse stanze della loro casa, compresa la camera delle bambine. 


Diverse sentenze, tra cui una pronuncia della Corte di Cassazione del marzo 2017, hanno infatti stabilito che l’aggravante dell’11-quinquies è da ritenersi sussistente con la sola percezione e consapevolezza del reato da parte del minore e non solo quando il delitto sia commesso davanti ai suoi occhi. E gli ermellini della Suprema corte hanno chiarito anche il significato della locuzione “in presenza”. L’aggravante è configurabile tutte le volte che il minore percepisca la commissione del reato e anche quando la sua presenza non sia visibile dall’autore, il quale ne abbia però la consapevolezza o avrebbe dovuto averla usando l’ordinaria diligenza.
 

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