Confindustria fa quadrato con le aziende che hanno sfidato le sanzioni: «Per ora arrivate solo briciole. La missione per sopravvivere»

Un'immagine d'archivio della fiera Obuv di Mosca
Un'immagine d'archivio della fiera Obuv di Mosca
di Martina Marinangeli
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Martedì 26 Aprile 2022, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 16:31

ANCONA - Confindustria fa quadrato attorno alle 28 imprese marchigiane del calzaturiero che hanno deciso di partecipare alla fiera Obuv di Mosca, sfidando le sanzioni e l’Europa. Scelta che ha ingenerato un ampio dibattito sull’opportunità di prendere parte alla kermesse nonostante la guerra in corso in Ucraina scatenata proprio dalla Russia. Il numero uno degli industriali marchigiani Claudio Schiavoni porta il ragionamento al cuore del problema: «È una questione di sopravvivenza per le nostre aziende, quindi mi viene da dire che hanno fatto bene. Poi, è vero che noi facciamo parte di uno Stato e, se decide di mettere le sanzioni, bisognerebbe attenersi. Ma allora va tenuto anche presente che alle sanzioni devono far seguito anche gli aiuti alle nostre imprese. E lo Stato non lo sta facendo». 

 

Il presidente di Confindustria Marche sposta il mirino su Palazzo Raffaello, puntualizzando come «la Regione abbia messo solo briciole per aiutare le aziende, del calzaturiero e non, mentre avrebbero bisogno di un sostegno molto più importante, che purtroppo non arriva.

Per superare questa fase di criticità servono soldi. Mettono risorse per la pesca, la peste suina, ma non per i comparti industriali manifatturieri– nonostante noi industriali contribuiamo per il 25% al pil delle Marche – vengono stanziati appena 5 milioni, a fronte di perdite stimate in 180 milioni».

Argomentazione condivisa anche dal presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini, che fa un distinguo: «Una cosa è comprare ed un’altra è vendere. E le nostre aziende vanno a vendere. Nel momento in cui, per una volta, la giunta regionale si ricorda delle imprese e mette quattro soldi sul tavolo, non sfruttare l’occasione, per queste aziende a cui manca l’ossigeno per vivere, sarebbe da pazzi. Poi, che questa partecipazione abbia una reale utilità o meno, ce lo dirà la fine della fiera. Ma credo non ci sia il minimo dubbio sul fatto che i nostri imprenditori abbiano fatto bene ad andare a cogliere un’opportunità. E bene ha fatto la Regione a metterci qualche soldo per permetterglielo»


Risorse, quelle stanziate dalla Regione, considerate tuttavia insufficienti: «Parliamo di decine di aziende, con migliaia di addetti, la cui eventuale chiusura diventerebbe un problema importante per l’economia marchigiana e, soprattutto, per quei distretti». E allora come aiutarle? «Servirebbe una misura strutturale di natura governativa – abbozza la ricetta Bocchini – e qualcosa è stato fatto: rispetto ad altre zone d’Italia, i nostri distretti della calzatura nel Maceratese e nel Fermano sono molto piccoli. Esportano in Russia 100 milioni, che sono tanti per le aziende, ma sono nulla rispetto alla natura dei problemi che stiamo affrontando. E si tratta di problemi che si risolvono da Roma, non da Ancona». 

Tra le aziende partite per Mosca, anche la fermana Loriblu, guidata da Annarita Pilotti (rimasta in Italia), in predicato per diventare la nuova leader di Confindustria Marche nel dopo Schiavoni. Secondo la top manager «la politica sta fallendo. Ora deve prendersi le proprie responsabilità e cercare di trattare, tutti i Paesi Nato insieme, con Putin per fermare la guerra. C’è tanto spargimento di sangue e nessuno vuole la guerra, però bisogna rendersi conto che la politica sta facendo troppo poco. L’unico deterrente che usa è quello delle sanzioni, che rischiano di far più male a noi che a loro».

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