ANCONA- Non è stato un inizio di estate facile per gli amanti dei moscioli di Portonovo, una delle eccellenze assolute del Conero e delle Marche. L'allarme legato ai livelli di contaminazione dell'acqua del mare, nel tratto compreso tra il Passetto e il Portonovo nel post-alluvione che ha interessato Marche e Emilia Romagna, aveva reso necessario uno stop alla pesca nel mese di maggio. Una disposizione necessaria da parte dell'Ast Ancona dopo il tradizionale via libera durato poche ore. Il 28 maggio è arrivato nuovamente l'ok e adesso, a un mese dalla pesca, è già tempo di primi bilanci.
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I numeri
«Dopo neanche un giorno di pesca ci siamo dovuti fermare una quindicina di giorni in via precauzionale - ha spiegato Massimo Mengarelli, storico pescatore della Cooperativa di Portonovo - Poi, dopo altri quindici giorni, sono state fatte le analisi e abbiamo avuto il via libera riprendendo la routine.
E ancora: «Il mosciolo è sano, buono e gustoso, ha il suo solito sapore e si può gustare senza problemi. I controlli li svolgiamo frequentemente anche noi per questioni di igiene e sicurezza e per quest'anno non ci sono problemi. I numeri giornalieri? Siamo tre barche e facciamo mediamente 300kg a testa. Pensate che a cavallo degli anni '80 e '90 commercializzavamo mediamente cento quintali di moscioli al giorno. Oggi duecento quintali li facciamo in un mese e mezzo mettendo insieme tutte le barche».
La tutela
Nelle scorse settimane, dopo un convegno scientifico che si è svolto alla Politecnica delle Marche e dopo i vari appelli di Slow Food, è emersa la necessità di tutelare il mosciolo selvatico onde evitare guai in futuro: «Bisogna stare attenti ma la tutela è più un discorso di natura che dell'uomo. Il seme che viene lasciato naviga e va a fondo. Se le correnti lo portano fuori cade nella sabbia se, al contrario, va verso terra si posa sugli scogli. Il discorso è questo, noi possiamo farci poco al netto delle varie attenzioni che poniamo già in essere» ha concluso Mengarelli.