Pesarini: «Capitale della cultura? I progetti diventino azioni. E basta autoreferenzialità»

Pesarini: «Capitale della cultura? I progetti diventino azioni. E basta autoreferenzialità»
Pesarini: «Capitale della cultura? I progetti diventino azioni. E basta autoreferenzialità»
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 10:11

Capitale della cultura, Ancona bocciata. Partecipate al dibattito del Corriere Adriatico: cosa ne pensate?

«Ahime', Ancona e' stata scippata da Procida - scrive Marcello Pesarini di Sinistra Italiana - , bellissima isola vicino ad Ischia e un po' di meno a Ventotene, luogo storico per la storia dell'antifascismo italiano. Potrebbe essere arrivata seconda, terza o quarta, certo è che i giornali locali hanno tuonato, e poi se la sono presa con la scarsa capacità di proporsi della città, dell'amministrazione, e via andare. Non facciamo i populisti, non è il momento. Un concorso è un concorso, come una rosa è una rosa, e non un fregarsene della povertà, accresciuta con la pandemia. Il punto potrebbe essere il seguente: se tutti i progetti saranno in parte promossi a livello nazionale per la loro qualità, e i progetti di Ancona sono di valore, perchè non portarli avanti facendoli diventare azioni?

Leggendo i progetti presentati si trovano tante realtà che, per chi ha un po' di curiosità, sono i tasselli della città meno conosciuta che si incaricano di scovare e riproporre storie, caratteri e applicazioni al presente di ciò che Ancona fu.

Questi tasselli si incontrano con recuperi di insigni psichiatri, geologi, archivisti che con il loro sforzo resero possibile una memoria consultabile al giorno d'oggi. E sono presenti associazioni nate sul campo, nei vicoli, nei campetti di gioco dove i genitori sono sicuri di poter richiamare a casa i figli, come accadeva ai tempi di chi scrive.

E saranno spettatori, coinvolgibili o no, altri anconetani autoctoni e d'importazione, che non hanno potuto incanalare le proprie energie in progetti, perchè non sempre è facile trasformare conflittualità e sofferenze in scalette di lavoro.

Qui è necessario il balzo in avanti: gli anconetani sono come le crocette, il meglio è dentro e “tocca esse boni de tiralo fori”. Ma l'incapacità di ascolto, il limite del dialogo che finisce dove termina la mia esposizione e non nell'incontro fra la mia e la tua è male che ci sopportiamo dal riflusso degli anni 80. Conosco progetti europei su Ancona città Porto d'Oriente, con tanto di esperti venuti da lontano, finiti nel nulla o quasi per una somma di autoreferenzialità, il cui unico risultato è stato di far incontrare onesti artigiani, che hanno collaborato fra di loro ma ad altri livelli.

La tendenza, questa si minoritaria e un po' provinciale, a chiamare l'esperto da fuori è tutt'ora in voga, ma se ci si crede la si può correggere.

Un ultimo punto, espressione di prospettiva di sinistra ed ecologica, l'esecuzione dei progetti può produrre occupazione e scambi di idee, a patto che dalle varie parti politiche e sociali non si prosegua per contrapposte diffidenze.

Al che gli anconetani avrebbero diritto di chiedersi cosa stiamo facendo, come quando arrivano gli operai a scavare per le fibre ottiche e molti abitanti non hanno il computer.

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