ANCONA Il terreno era già arato, pronto a ricevere il seme dello sviluppo. Fissa il tasso di novità, Francesco Acquaroli. «Finalmente - esclama il governatore - tre infrastrutture dialogano, così non era mai stato». Il protocollo d’intesa per la creazione del Polo intermodale delle Marche, siglato ieri all’ottavo piano di Palazzo Raffaello, è una storia che varrebbe la pena leggere all’incontrario. A cominciare dall’enorme parallelepipedo che Amazon innalzerà nei pressi di Jesi, 65mila metri quadrati coperti per 25 metri d’altezza, mille dipendenti diretti e altrettanti indiretti. Più che una premessa sono le solide fondamenta dell’azione istituzionalizzata&firmata ieri da Acquaroli, dall’amministratore delegato e direttore generale dell’Aeroporto delle Marche, Alexander D’Orsogna, dal presidente di Interporto, Massimo Stronati, e da quello dell’Autorità di sistema portuale, Vincenzo Garofalo.
L’orizzonte
Della serie: il colosso a stelle e strisce dell’e-commerce ha scelto quelle coordinate territoriali perché lì c’è l’interporto e, pochi chilometri più in là, si concentrano lo scendere e il salire degli aerei al Sanzio, la fettuccia nera d’asfalto dell’A14, quella ferrata dei binari dell’Adriatica e la linea d’orizzonte del porto di Ancona. È la rappresentazione plastica del trasporto intermodale, la stessa concentrazione che deve aver convinto il ministero delle Infrastrutture a scommettere sulla realizzazione, allo scalo marittimo dorico, della nuova penisola, la madre di tutte le banchine, lunga 400 metri, dove spostare i traghetti in arrivo nel porto storico. «Lavorare come sistema logistico interconnesso - ci mette il sigillo Garofalo - significa fornire un servizio al territorio, con ricadute positive sul tessuto produttivo e sulle comunità, impegnandoci per ottenere il potenziamento di un risultato economico e sociale e aumentare i livelli di competitività».
L’appeal
La stessa trama vale per l’aeroporto di Falconara, dove essere parte del gruppo si traduce nelle tratte che aumentano e l’appeal turistico di italiani e stranieri che lievita. È tanta l’ambizione di D’Orsogna: «Può diventare un laboratorio intermodale a livello nazionale, un modello da seguire».
La sinergia
Torna a enfatizzare il passaggio, Acquaroli: «Finalmente tre infrastrutture dialogano». Inconcepibile, dice lui, che non fosse avvenuto prima: «Devono presentarsi insieme sul mercato». Punta sulla sinergia, promozionale: «Alle fiere e agli appuntamenti ognuno porterà in forma aggregata il Polo intermodale». S’impegna: «Nelle prossime settimane alcuni risultati potranno già essere raggiunti». Va all’origine di tutto: «Quando arrivai a Palazzo Raffaello – ricorda - feci fare una verifica rispetto allo scambio delle merci tra porto e interporto. Era minimale, tant’è che mi era balzato agli occhi come interporto avesse molte tonnellate di scambi con La Spezia e praticamente zero con Ancona». Da lì nasce l’idea di interconnettersi. Nella cornice del protocollo rammenta la partecipazione al tavolo di sintesi del viceministro Bignami, di Mercitalia, del presidente della Camera di Commercio. «L’entusiasmo che si respira intorno alle tre infrastrutture - è la sua soddisfazione - è molto contagioso, anche nel mondo delle imprese e nei settori turismo e merci». Era già scritto, ora lo leggono tutti.
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