Alluvione nelle Marche, se 13 morti non bastano: un anno dopo ancora tronchi e detriti sul fiume. ll dolore del papà di Mattia Luconi: «Gravi rischi»

Detriti e tronchi su fiume Nevola. A lato Cinzia Chiappetti dove è morto il fratello Diego
Detriti e tronchi su fiume Nevola. A lato Cinzia Chiappetti dove è morto il fratello Diego
di Maria Teresa Bianciardi
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Mercoledì 13 Settembre 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 15:26

Barbara, un anno dopo. Il fiume Nevola è poco più di un rivolo quasi stagnante al centro di un letto di ciottoli e ghiaia. Appare innocuo come il Misa, appena un ruscelletto lungo l’Arceviese in queste giornate afose di metà settembre: due corsi d’acqua praticamente in secca che a Brugnetto di Senigallia si incontrano e confluiscono verso il mare. Ma un anno fa, giovedì 15 settembre, giorno in cui si venera la beata Maria Vergine Addolorata, il Nevola e Misa si sono trasformati in due bestie indomabili, gonfiati da una pioggia incessante, riempiti da tonnellate di tronchi e detriti trascinati a valle con una violenza inaudita e dove non hanno trovato via di uscita hanno travolto tutto. Case, aziende, campi. Vite. 

 

Uno strazio che si rinnova 


In una notte infernale l’alluvione ha spazzato via intere frazioni, tornando a infierire su Senigallia. Tredice le vittime di questo disastro (una mamma di 50 anni ancora dispersa), una cinquantina di feriti, 150 sfollati e due miliardi di danni. Mattia Luconi, 8 anni, è stato sorpreso dalla piena del Nevola mentre era in macchina con la mamma: hanno cercato di mettersi in salvo ma il piccolo è stato strappato dalle braccia materne dall’onda crudele del fiume inarrestabile. Lo hanno trovato 8 giorni dopo, 13 chilometri più a valle. Uno strazio che si rinnova ogni giorno per mamma Silvia e papà Tiziano. 


Quei tronchi nel Nevola


E adesso che mancano due giorni a quell’infausto 15 settembre, la ferita si apre a un dolore incommensurabile e sanguina. Ma per il signor Luconi la Via crucis si compie tutte le volte che passa nei luoghi in cui Mattia ha vissuto gli ultimi istanti di vita. Perchè se molto è stato fatto in questi 12 mesi, specialmente lungo gli argini del Misa lungo il tratto che costeggia l’Arceviese, proprio lì dove Mattia è scomparso, tronchi e detriti restano sparsi sul letto del fiume. E fanno paura. «Li guardo e mi domando: se tra un mese dovesse fare un’altra pioggia del genere, cosa succederà? A vedere quei tronchi lì in mezzo, mimetizzati ormai dall’erba che è cresciuta, il dolore si acuisce ogni volta - spiega Tiziano Luconi -. Non vorrei che il sacrificio del mio bimbo e di tutte le altre vittime fosse stato vano». Tiziano si affaccia sul ponte di Ripalta, dove Silvia e Mattia sono stati bloccati in auto e vede lo sbarramento causato dai tronchi: «Se dovesse ingrossarsi ancora il fiume, tutti questi detriti potrebbero bloccare il corso dell’acqua e fare esondare il Nevola. Non è concepibile una cosa del genere dopo tutto quello che è accaduto».


Brunella che non si trova


I genitori del piccolo Mattia venerdì si ritroveranno insieme a ricordare il figlioletto, prima della celebrazione comune prevista alle 21 al campo sportivo di Pianello di Ostra preceduta da una fiaccolata. Poco prima ci sarà un momento di raccoglimento davanti alla casa di Barbara dove è morta Noemi Bartolucci, 17 anni, dove è scomparsa la mamma Brunella Chiù e mai più ritrovata e dove si è salvato per miracolo il fratello Simone, rimasto per ore aggrappato ad un albero, mentre la furia del fiume sconvolgeva la sua vita per sempre. A distanza di un anno lì intorno tutto è tornato alla normalità: i campi invasi da enormi tronchi abbandonati dal Nevola dopo l’alluvione sono stati dissodati e anche Simone è tornato a vivere in quella casa. 


Diego, Andrea e Giuseppe


Cinzia Chiappetti invece si è trasferita nell’appartamento di suo fratello Diego, una delle cinque vittime di Pianello di Ostra.

L’idraulico di 51 anni è stato sorpreso dalla piena mentre si trovava in garage con i vicini di casa Giuseppe Tisba ed il figlio Andrea: per tutti e tre non c’è stato scampo. Cinzia e l’altro fratello Roberto hanno avuto la casa devastata dall’acqua e sono vivi perchè sono riusciti a salire ai piani superiori. «Fino alle 21 stavamo trascorrendo una serata tranquilla. Pioveva da ore ma nessuno ci aveva avvisato del pericolo: un attimo prima ero per strada a parlare con i vicini, poi si è scatenato l’inferno». L’acqua del Misa ha invaso l’abitazione di famiglia, costruita con anni e anni di sacrifici, in un attimo Cinzia e l’ex marito si sono trovati immersi fra detriti e mobili che galleggiavano ovunque. «Sono riuscita ad afferrargli la mano - dice - la signora Chiappetti - e mio fratello che era riuscito a raggiungere le scale ci ha afferrati entrambi».


I lampeggianti e i soccorsi


Dal primo piano dell’abitazione, ormai in salvo, hanno guardato dalla finestra: «Era andata via la luce, sentivamo le grida, tutto intorno era invaso dall’acqua. In lontananza vedevamo i lampeggianti dei soccorsi. Poco dopo abbiamo saputo che Diego non c’era più». Sull’appartamento l’acqua non è arrivata: «Fosse rimasto in casa, si sarebbe salvato». Non si è salvato invece Fernando Olivi, che abitava più vicino da casa sua non si è voluto spostare e la piena del Nevola lo ha strappato ai suoi cari. La frazione in questi giorni è silenziosa: sulle pareti delle case c’è ancora il segno dove l’acqua è arrivata. Qualcuno ha deciso di ristrutturare, altri hanno deciso di andarsene, abbandonando le abitazioni per paura che il Misa possa tornare a colpire. Ma lì i lavori sono stati fatti da tempo, rinforzando gli argini, scavando nel letto, pulendo tutto intorno. Una messa in sicurezza che non è bastata a cacciare via i fantasmi di quella notte da paura. Un anno fa, impossibile dimenticare.

«Dopo 12 mesi il primo piano è ancora invivibile»

Si chiama via Fiume perchè il Misa scorre a pochi metri dalle case e mai come il 15 settembre dello scorso anno aveva fatto così paura. Silvano Beccafarri abita lì da quando si è sposato e in quella casa ci ha cresciuto la famiglia. Nonostante siano passati tanti mesi, il primo piano dell’abitazione è ancora invivibile, sventrato dall’acqua e da tutto quello che la piena ha portato con sè: «Quella sera mi sono salvato aggrappandomi alla tettoia, mentre mia figlia dalla finestra del primo piano cercava di tirarmi su. Sono riuscito a raggiungerla nuotando nell’acqua che continuava a salire e mi ha aiutato con un lenzuolo». Da quel giorno tutto è cambiato. «In un attimo abbiamo perso tutto», sottolinea Cinzia Chiappetti mentre guarda il ponte dell’Arceviese. «Vede quelle tre arcate? Solo adesso sono tutte completamente libere, ma prima no». Prima dell’alluvione rimarca Silvano Beccafarri «solo l’arcata centrale era libera, le altre erano completamente ostruite». Ecco perchè il Misa si è alzato e ha invaso la frazione: pieno di detriti, di tronchi enormi e con una simile portata d’acqua ha trovato di fronte a sè un muro. Ma quella sera nessuno aveva idea di quello che stava per succedere: «Mia moglie che era a Serra de’ Conti ci ha avvisato che la pioggia era incessante e tutti erano preoccupati - ricorda Beccafarri - ma qui non ci aspettavamo quello che purtroppo è avvenuto». Questa è la settimana del dolore, venerdì al campo sportivo si ricorderanno le vittime e tutto quello che l’alluvione ha portato con sè. «Non doveva succedere una cosa del genere», sussurra Cinzia Chiappetti. La speranza è che non accada ma più.

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