Aeroporto Sanzio, dipendenti licenziati e poi reintegrati: il nodo del lavoro rischia di far saltare i conti

Aeroporto Sanzio, dipendenti licenziati e poi reintegrati: il nodo del lavoro rischia di far saltare i conti
Aeroporto Sanzio, dipendenti licenziati e poi reintegrati: il nodo del lavoro rischia di far saltare i conti
di Martina Marinangeli
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Martedì 11 Ottobre 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 16:33

ANCONA Il nodo del personale torna ad agitare il Sanzio. Il Tribunale del Lavoro ha accolto i primi ricorsi avanzati dai dipendenti di Aerdorica (oggi Ancona International Airport) licenziati a fine 2021 e sarebbero quattro quelli già reintegrati - o comunque in procinto di esserlo - in servizio. Si apre così una falla che potrebbe tradursi nel reinserimento in organico di un totale di 14 persone, messe alla porta dall’ex amministratore delegato Carmine Bassetti in virtù di un accordo sottoscritto tra società e sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti nell’aprile 2020. Se partisse l’effetto domino, per i bilanci della società gestore del Sanzio - già gravati da due anni di stop quasi totale delle attività a causa del Covid - sarebbe un colpo durissimo.  


I precedenti


Per capire come si è arrivati a questo punto, bisogna riavvolgere il nastro fino al 2019, quando un’Aerdorica sull’orlo del fallimento era riuscita ad ottenere l’ok di Bruxelles per l’aiuto di Stato da 25 milioni di euro garantiti dalla Regione. Un tassello all’interno del concordato che ha evitato il default alla società. Per quel disco verde l’Unione europea, tra le varie clausole, aveva richiesto un risparmio di 1,3 milioni di euro sul costo del personale. Voce che, più di altre, sbilanciava l’equilibrio tra entrate ed uscite. Per scongiurare lo scenario peggiore, i sindacati avevano dunque firmato quell’accordo datato 2020 in cui erano previsti 34 esuberi. Venti di questi hanno percorso la strada dell’esodo incentivato e con loro la partita è definitivamente chiusa.

Ma per gli altri 14 la storia ha preso tutta un’altra piega. Per nove di loro si prospettava una potenziale ricollocazione nella ditta esterna che avrebbero preso in carico la security, mentre per due nelle pulizie. Per tre lavoratori, invece, non era previsto alcun piano b concreto. Lo scorso novembre, l’assessore al Lavoro Stefano Aguzzi, rispondendo ad un’interrogazione in Consiglio regionale spiegava però che «dei 14 esuberi, solo uno ha accettato di entrare nella ditta esterna che si occuperà della sicurezza, mentre due dovrebbero passare alle pulizie. Uno dei curricula, inoltre, è adatto ad un potenziale posto di consulenza alla Svim, ma ancora non abbiamo avuto risposta». 


I costi


Nel frattempo, faceva sapere nelle scorse settimane l’ex ad Bassetti, «la maggioranza dei lavoratori rientrati nella procedura di licenziamento collettivo ha già impugnato in via giudiziale e/o stragiudiziale l’intimato licenziamento». Ora si profila un reintegro di massa che per i conti di Ancona International Airport sarebbe un salasso. Prima della sforbiciata, infatti, il costo del lavoro sfiorava i 120mila euro al mese. Decisamente troppi a fronte delle scarne entrate. Un problema che fa il paio con i 28 decreti ingiuntivi notificati negli ultimi due anni dai lavoratori per ottenere la restituzione di somme oggetto di tagli alle retribuzioni operate dalle gestioni Belluzzi e Massei. Per queste posizioni, AIA ha già speso la somma monstre di circa 2.183.000 euro e adesso rischia di veder aumentare ulteriormente il costo del lavoro con i reintegri. Nel bilancio del 2019, le retribuzioni pesavano 3,4 milioni di euro, mentre in quello del 2020 erano scese a 2,2 milioni. Attualmente, sono 57 i dipendenti di AIA, come si legge sul sito: un dirigente, 39 impiegati e 17 operai. Numero che potrebbe essere destinato a salire. Ennesima grana per il fondo Njord che detiene le quote di maggioranza della società. Si addensano nubi scure sui cieli del Sanzio.
 

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