Arte e poesia insieme a Casa Leopardi. Opere del ‘900 nella storica biblioteca

Arte e poesia insieme a Casa Leopardi. Opere del ‘900 nella storica biblioteca
Arte e poesia insieme a Casa Leopardi. Opere del ‘900 nella storica biblioteca
di Marco Pagliariccio
3 Minuti di Lettura
Domenica 16 Ottobre 2022, 06:00

RECANATI -  “L’infinito” come punto di partenza, l’infinita potenza dell’arte come punto di arrivo. Le suggestive contaminazioni dell’arte contemporanea penetrano negli spazi della biblioteca di Casa Leopardi con “Io nel pensier mi fingo”, tappa di apertura del ciclo di mostre “Intervalli”. Un percorso che parte da uno dei più struggenti versi del poeta recanatese per riflettere e confrontarsi oggi sulla sua figura. 

 

Così tra le stanze e gli scaffali tra i quali Giacomo Leopardi maturò le sue opere più geniali, da ieri e fino al prossimo 30 gennaio troveranno posto le opere di otto artisti nati tra gli anni Trenta e Novanta del Novecento, provenienti dai quattro angoli del globo: Tomaso Binga, Jeanne Gaigher, H.H. Lim, Maurizio Mochetti, Melissa Lohman, Patrizia Molinari, Adrian Tranquilli e Narda Zapata.

La mostra è stata inaugurata nel pomeriggio di ieri alla presenza delle autorità civili e militari nello splendido salone di rappresentanza del piano nobile di Casa Leopardi. I saluti istituzionali hanno visto prendere la parola il sindaco Antonio Bravi, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni in rappresentanza della Regione e il presidente del Centro studi leopardiani Fabio Corvatta, mentre a fare gli onori di casa ovviamente Olimpia Leopardi, che ha fortemente voluto questa mostra e che ne ha seguito l’allestimento insieme al curatore Antonello Torve, docente e critico d’arte di spessore internazionale. «È una grande emozione partire per questa nuova avventura – ha evidenziato la contessa Leopardi – sin da giovanissima avevo una grande curiosità nei confronti dell’arte contemporanea, ma senza riuscire ad appropriarmi degli strumenti e delle conoscenze adeguate per proporre qualcosa del genere in prima persona. Quegli strumenti mancanti me li ha forniti Antonello Torve. Perché proprio gli spazi della biblioteca per allestire la mostra? È un luogo vivo, che ha continuato a produrre cultura nel rispetto dello spirito che l’ha visto nascere». La mostra è divisa sostanzialmente in due blocchi: nella prima sala ad accogliere il visitatore si confrontano la videoscrittura del salernitano Tomaso Binga, la zoomata sul paesaggio marchigiano della sudafricana Jeanne Gaigher e i pastelli coloratissimi della newyorchese Melissa Lohman. Transitando tra volumi settecenteschi e il celebre ritratto del poeta, si arriva agli arazzi del malese H. H. Lim e poi in fondo fino all’infinito “messo sotto scacco” di Adrian Tranquilli, i francobolli dorati della boliviana Narda Zapata e i sassi di vetro della senigalliese Patrizia Molinari. 

Ma il cuore della mostra è nell’alcova della seconda sala, dove splende di un rosso intenso la “Sfera laser” di Maurizio Mochetti: un raggio di luce laser che colpisce una sfera di quarzo rimanendo eternamente imprigionato al suo interno.

L’infinito che toglie la fine a se stesso. “Io nel pensier mi fingo” è un «momento in cui la forza evocativa del pensiero che si finge diventa spazio in cui la ragione lascia il posto all’immaginazione, situazione di scoperta con gli strumenti indispensabili e immancabili della fantasia che, per dirla con Leopardi, sottentra al reale», ha spiegato Torve, che insieme a Fabiana Cacciapuoti della Biblioteca Nazionale di Napoli ha delineato i significati più profondi del percorso artistico della mostra.

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