Cartello provocatorio davanti al negozio: «Mascherine a 50 cent? Chiedetele al premier»

Il cartello
Il cartello
di Riccardo Antonelli
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 07:02
MATELICA - «Per le mascherine chirurgiche a 50 centesimi rivolgersi al presidente Conte. Lui sa dove trovarle, noi no». Con questo cartello di precisazione, più che di protesta, i titolari dei negozi “Lui e Lei” di Matelica, Camerino e San Severino Marche hanno voluto chiarire una questione che in questi giorni si fa sempre più spinosa: il costo delle mascherine chirurgiche. L’ultimo annuncio del premier infatti ha destabilizzato rivenditori e clienti, in quanto si è dettato il prezzo a cui questo bene, divenuto ormai primario, deve essere venduto. 
«Secondo me Conte non doveva pronunciare il prezzo esatto, ma dire che ci si sta adoperando per togliere l’Iva sulle mascherine e si sta cercando di portare il prezzo della chirurgica a 50 centesimi – spiega Maurizio Aringoli, uno dei titolari di “Lui e Lei” - Facendo così invece noi da lunedì riceviamo tantissime chiamate di clienti che ci chiedono le mascherine a quel prezzo, quando noi le vendiamo a 1,20 euro. E non perché siamo dei ladri, come tanti pensano, ma perché i costi sono questi». Aringoli spiega che le mascherine al momento restano una merce che proviene principalmente dall’estero, soprattutto dalla Cina. 
«Per calmierare i prezzi bisogna capire il mercato, i costi sono aumentati da gennaio per mancanza di materie prime e per l’aumento delle spese di spedizione. Non si spedisce più via nave, ma con aerei cargo express – precisa Aringoli – Detto questo è chiaro che bisogna calmierare i prezzi di tutte le tipologie di mascherine, ma la situazione è più complessa di quanto sembra. Arcuri ha detto che ci saranno 12 milioni di mascherine prodotte al giorno da aziende italiane, ma queste mascherine arriveranno anche a noi o serviranno allo Stato? O le daranno solo alle farmacie? Magari riusciranno a stare su quei prezzi, ma anche il Codacons ha confermato che è difficile raggiungere i famosi 50 centesimi». Già da prima dell’annuncio di Conte sui prezzi, in molti hanno attaccato i rivenditori di dpi. «Non nascondo che a inizio marzo vendevamo delle FFP2 a 14 euro, ma perché noi le pagavamo 9 euro più Iva e spese di spedizione. Ci siamo sempre mossi con margini bassissimi e questo è stato anche accertato dalla Guardia di Finanza che è venuta per un controllo e ha confermato, come per tanti altri colleghi, che stavamo operando nel modo giusto – conferma Aringoli - E’ chiaro che di furbetti ce ne sono stati tanti, c’è chi vendeva semplici mascherine chirurgiche a 15 euro. Noi siamo stati più corretti possibile e abbiamo donato anche centinaia di dpi a tante realtà locali che ne avevano urgente bisogno».
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