Servizio idrico nel Maceratese, summit dei sindaci: «Siamo al capolinea, ultimi 30 giorni di proroga»

Servizio idrico nel Maceratese, summit dei sindaci: «Siamo al capolinea, ultimi 30 giorni di proroga»
Servizio idrico nel Maceratese, summit dei sindaci: «Siamo al capolinea, ultimi 30 giorni di proroga»
di Giulia Sancricca
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Venerdì 29 Dicembre 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 11:23

MACERATA -  «Siamo al capolinea». Si può riassumere così, con le parole del presidente dell’Aato 3, Alessandro Gentilucci, un anno di botta e risposta sulla gestione del servizio idrico. Una decisione per la quale il tempo stringe: se entro la fine del 2024 non ci sarà un gestore unico si andrà, infatti, a gara e il servizio verrà affidato a un soggetto privato che partecipa alla manifestazione di interesse. Quella dell’Aato 3 è ormai l’unica realtà in Italia con ben sette gestori (Assem, Assm, Apm, Astea, Atac, Acquambiente Marche e Valli Varanensi).


La riunione


Ieri mattina l’ultima riunione di un anno controverso.

Sul tavolo il parere del legale lombardo Boifava, chiesto dai sindaci, riguardo la strada da intraprendere per il gestore. Se, infatti, le posizioni erano divise tra una società consortile di primo livello (quella proposta da Gentilucci e i cui soci sono i Comuni) e la società di secondo livello (composta dalle attuali società pubbliche), dal parere legale è emerso che quest’ultima strada non può essere percorsa. Una ulteriore opportunità sarebbe la scissione del ramo di azienda idrico e la fusione di tutti i rami di azienda delle società per costituirne una nuova che sia il gestore unico. Da questo parere, quindi, durante la riunione di ieri, si è deciso per un ultimo tentativo: una proroga fino al 31 gennaio per un esame approfondito del parere dell'avvocato richiesto da tutti i sindaci. Le società di gestione hanno infatti richiesto di poter lavorare con i propri tecnici a una proposta per la società in house. Proposta che dovranno presentare al termine del mese di proroga ai vertici dell’Aato. La volontà è quella di riunirsi per valutare se è possibile accordarsi su una proposta da presentare all’ente.


La proposta


Il legislatore chiede di conoscere quali sono le migliorie che l’ente pubblico si sente di introitare per garantire l'affidamento di una gestione in house. Resta sempre in piedi l’ipotesi di una società formata dai soli Comuni. E se ancora non si sa quale delle due forme verrà scelta, il dato certo è che sicuramente saranno superate tutte le attuali società di gestione come esistono oggi. Non sono mancati gli scontri anche durante la riunione di ieri: c’è infatti chi crede che l’ulteriore proroga di un mese rappresenti solo altro tempo perso e chi invece non vuol lasciare nulla di intentato per la costituzione della società. «Il parere del legale - dice Gentilucci - è lo stesso che ripetiamo da tempo. Oggi grazie a questa ulteriore posizione viene inequivocabilmente chiarito ogni dubbio. La norma parla chiaro: siamo al punto di svolta.

È dal 2015 che si sa come le società di gestione debbono intraprendere un percorso, siamo arrivati al 2024 e non è stato ancora fatto nulla. Attendiamo altri 30 giorni e poi vediamo di procedere. Sono tante le scuse tirate fuori fino a oggi: prima i 200 milioni che avrebbero dovuto sborsare i Comuni, poi la società consortile di secondo livello, e ora si parla della necessità di un piano economico. Prima bisogna stabilire che tipo di società vogliamo fare. Il piano economico oggi presente è quello che ha prodotto la tariffa che tiene in piedi anche le attuali società di gestione. È la tariffa che garantisce la sostenibilità economica. Aspettiamo cosa emerge dalla proposta delle società e poi valuteremo cosa fare». Infine, altro fattore fondamentale è quello del tempo. Tra i passaggi nei Consigli dei Comuni per approvare le variazioni e quelli previsti dalla norma per la scissione del ramo di azienda delle società sarà comunque una corsa contro il tempo per scongiurare l’avviso di gara.

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