Qualità della vita, ecco il tracollo di Macerata. La spiegazione del sindaco Parcaroli: «Sui dati incide la pandemia»

Il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli
Il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli
di Giulia Sancricca
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Martedì 14 Dicembre 2021, 07:15

MACERATA  - Brusco calo per Macerata nella classifica stilata da Il Sole 24 ore che restituisce il quadro delle provincie dove si vive meglio. Per la qualità della vita, il Maceratese nel 2021 scende di 21 posizioni rispetto all’anno precedente e si piazza cinquantunesimo su 107, con un punteggio di 489,2. Cultura e tempo libero, giustizia e sicurezza sono le due aree tematiche, sulle sei totali, che hanno fatto perdere terreno alla nostra provincia. 

 
Per quanto riguarda la prima, il tracollo è stato di 45 posizioni perse rispetto all’anno scorso. Per la seconda ben 16. Segno più, invece, per gli altri settori: ambiente e servizi quello migliore, con una ascesa di 46 posizioni rispetto al 2020; segue il tema affari e lavoro con 18 posizioni in più; demografia e società con un balzo di 8 posti. Dati che portano la provincia di Macerata a metà della classifica italiana e al terzo posto tra le marchigiane. A risollevare l’immagine, però, è la graduatoria relativa ai divari di genere e che riguarda la qualità della vita delle donne: qui Macerata è undicesima.

Il primo commento arriva dal sindaco del capoluogo, Sandro Parcaroli. «Credo che il settore dove Macerata ha perso punti sia fortemente legato alla pandemia. È chiaro che la cultura e il tempo libero siano stati i più colpiti e questo dato ci ha fatto sprofondare sulla classifica generale.

Le presenze legate alla cultura sono state di meno nonostante, per quanto riguarda la mia città, vorrei ricordare i 25mila spettatori allo Sferisterio. Ho dei dubbi anche in merito al settore giustizia e sicurezza: ritengo che i controlli siano sempre attivi da parte delle forze dell’ordine con le quali c’è una stretta collaborazione. Io guarderei piuttosto alle aree in cui siamo cresciuti come l’ambiente e i servizi, ma anche i consumi. Significa che le persone hanno ricominciato a spendere ed è questa la strada giusta per risalire la china».

Attenta l’analisi del direttore della Cna provinciale, Massimiliano Moriconi. «Tutte le province marchigiane sono scese - evidenzia -. Vedo un peggioramento generale. Questa classifica è stata fatta soprattutto per andare ad analizzare la ripresa post Covid e non vorrei che alcuni bei falò possano diventare invece fuochi di paglia. Innanzitutto, per stilare questa classifica sono stati utilizzati 90 indicatori rispetto ai 42 del passato, quindi l’analisi è stata fatta in maniera più approfondita. Tra le sei aree, a Macerata le peggiori sono legate alla cultura e al tempo libero. I fattori del peggioramento possono essere due: le persone hanno deciso di risparmiare sotto questo punto di vista o c’è stata una minore possibilità di spesa. Elementi che ci devono far riflettere. Guardando avanti, per cercare di migliorare, bisognerà focalizzarsi sui piani integrati di attività e organizzazione che devono essere rivolti al cittadino a 360 gradi». 


Anche Alessandro Biagiola di Confesercenti lega la classifica alla pandemia, nonostante sia un fattore che ha inciso in tutta Italia. «Il Covid ha modificato le abitudini dei cittadini - dice -. La crisi c’era già e la pandemia ha solo accentuato le difficoltà in un territorio dove, rispetto agli altri, c’è anche il blocco legato al sisma. Ora ci troviamo di fronte all’inflazione e il 2021 deve ancora finire: questo dato potrebbe addirittura peggiorare». Secondo Vando Scheggia, presidente dell’Accademia di Belle Arti, invece, è difficile fare un raffronto con l’anno precedente. «Sono dati che mi lasciano perplesso - dice -. Parlando per la città di Macerata credo che non veda cambiamenti da decenni, dunque non penso si possa parlare di peggioramento. Se guardiamo alla provincia questo discorso vale anche per altre realtà. Poi ci sono le città come Civitanova, che sono migliorate in maniera esponenziale, ma c’è anche l’altro lato della medaglia che vede centri come Camerino e i paesi dell’entroterra gravemente fiaccati dal sisma. Non avverto grossi cambiamenti dal punto di vista culturale o della sicurezza, ma la pandemia è stata una variabile indipendente e, forse, se ne dovrebbe tener conto».

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