La sua storia è quella di tanti altri utenti come lei che, provando a usufruire dei servizi offerti dalla sanità pubblica, si scontrano con la carenza di personale negli ospedali che spesso costringe i pazienti a rivolgersi al privato. «Ma questo non è giusto - ribadisce la donna -. Non tutti hanno la possibilità economica di spendere 150 euro ogni sei mesi per il Pap test e altri 250 per la Colposcopia. Poi, come si possono fare prevenzione e cura, soprattutto per le persone già malate come me, se i referti degli esami non arrivano nemmeno dopo due mesi?».
La recanatese racconta di aver ricevuto l’invito allo screening gratuito. «Mi hanno detto che avrei potuto accedere a questa possibilità, ne ho parlato con il mio ginecologo e ho deciso di fare l’esame gratuitamente.
«Così è tutto inutile»
Secondo lei potrebbero almeno cambiare le modalità di avviso agli utenti. «Inutile scrivere nella lettera d’invito allo screening gratuito che la risposta arriverà entro le 4-6 settimane se poi non è così. Gli operatori che hanno eseguito il test, quando hanno visto la mia cartella clinica avrebbero potuto dirmi che i risultati sarebbero arrivati con molto ritardo. Invece ora mi sento dire è che se ho bisogno di un responso più veloce devo fare l’esame a pagamento. Mi hanno detto che manca il personale e che la precedenza viene data agli esiti dei pazienti che hanno svolto l’esame a pagamento. Ma allora contingentassero gli accessi per garantire risultati in tempi ragionevoli».
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