Macerata, per diagnosi e cura del tumore ovarico l'ospedale è al top

Mauro Pelagalli con Alessandro Maccioni
Mauro Pelagalli con Alessandro Maccioni
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Giovedì 19 Dicembre 2019, 07:24
MACERATA - Otto donne su dieci colpite dal tumore dell’ovaio ricevono la diagnosi quando la malattia è in fase avanzata. Solo nel 10% dei casi, infatti, viene individuato ad uno stadio precoce. Risulta, quindi, di particolare importanza sviluppare una conoscenza ed un’informazione su questa patologia, nonché mettere in campo un’importante azione di prevenzione. 
È la strada intrapresa da diversi anni dall’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale provinciale di Macerata, diretta da Mauro Pelagalli, che ha visto il recente riconoscimento da parte della Regione proprio dell’attivazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale per le donne affette da carcinoma dell’ovaio. Nel momento in cui ad una donna viene diagnosticato una cisti ovarica sospetta basta una telefonata effettuata dal medico di famiglia o dal ginecologo curante alla caposala del reparto e si avvia, in forma completamente gratuita e in tempi celeri, massimo 7-10 giorni, uno screening completo che comprende la valutazione ecografica con personale specializzato, quella prechirurgica, un colloquio psicologico e la programmazione di tutti quegli esami di approfondimento utili a sapere se si è in presenza di una cisti maligna o benigna. «Se il tumore è benigno - spiega Mauro Pelegalli, primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Macerata, si fisserà l’operazione nei tempi previsti. Se invece è maligno, la paziente incontrerà la psiconcologa, condivisa con l’Oncologia, che la sosterrà prima, durante e dopo il percorso di cura. Allo stesso tempo si procederà con la valutazione integrata di ginecologo, oncologo e radioterapista che decideranno se la paziente è operabile o necessita prima di un ciclo di chemioterapia». È stato istituito, inoltre, un ambulatorio per la tutela ed il benessere femminile dove vengono gestiti i bisogni ed i disagi delle donne colpite da tumore sotto diversi punti di vista: psicologico, nutrizionale, affettivo, estetico, sportivo, sessuale, in materia di diritti del lavoro. Sono circa 5300 i nuovi casi di tumore dell’ovaio stimati nel nostro Paese nel 2020 con un tasso di prevalenza nell’area del centro Italia di 141 nuovi casi/anno ogni 100.000 donne. «Di fronte a questi scenari diventa importante- afferma Pelagalli - che il nostro ospedale lavori in rete con altri nosocomi italiani e non solo. Recente è la convenzione siglata con il reparto di Ginecologia Oncologia del Policlinico Gemelli di Roma, grazie alla quale ci si confronta per il trattamento di casi rari o particolarmente complessi e si sceglie il percorso migliore da intraprendere sia attraverso un consulto in streaming sia attraverso la condivisione reciproca degli operatori che in questo modo migliorano le conoscenze e la propria formazione clinico-chirurgica-oncologica».
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