Lo scandalo delle casette per i terremotati, in 34 ora rischiano di finire sotto processo. Ecco chi sono e perché

L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di finanza
L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di finanza
di Federica Serfilippi
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Martedì 6 Luglio 2021, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 15:40

MACERATA - Presunte irregolarità nella catena degli appalti e dei subappalti legati alla costruzione delle Sae: in 34 rischiano di finire a processo. Nel mirino della Procura, che ha notificato le richieste di rinvio a giudizio, sono finite 19 persone e 15 società affidatarie dei lavori.

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Nel primo gruppetto spiccano il responsabile della Protezione civile David Piccinini, all’epoca dei fatti designato come attuatore del piano per la costruzione delle casette nell’area del cratere sismico, Lucia Taffetani, funzionario Erap e direttore d’esecuzione nell’ambito dell’accordo quadro per la fornitura delle strutture, il funzionario della Regione Stefano Stefoni in quanto responsabile unico del procedimento, e Giorgio Gervasi, presidente del Consorzio Stabile Arcale, la rete di imprese scelta per fornire le soluzioni abitative d’emergenza. Il Consorzio stesso risulta essere indagato. 

A rischio anche tre aziende marchigiane: la Costruzioni Giuseppe Montagna Srl con sede a Pesaro, l’Italian Window Distribution & Trading srl e la Global Window Services & Logistics srl, entrambe con sede a Terre Roveresche (Pu).

Tra le parti offese, l’Erap e la Regione Marche. L’inchiesta, coordinata dalla Procura distrettuale di Ancona e portata avanti sul campo dalla Guardia di Finanza, si snoderà nell’udienza preliminare fissata per il prossimo 27 settembre davanti al Gup Francesca De Palma. Sono quattro i reati a vario titolo contestati dal Pm Irene Bilotta: abuso d’ufficio, falso ideologico, truffa e frode nelle pubbliche forniture. Nel febbraio del 2020 era stato notificato alle parti l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: nel capo d’imputazione figuravano 35 indagati. La posizione di un imprenditore campano è stata stralciata.

L’idea accusatoria di base: viene contestato l’affidamento dei lavori ditte prive, per esempio, della certificazione antimafia o non iscritte alle white list della prefettura o all’anagrafe antimafia relativo agli esecutori del sisma del 2016. Per gli inquirenti, i funzionari regionali coinvolti e Gervasi in più occasioni avrebbero ricevuto le comunicazioni di sub-affidamento «senza formulare rilievo», emettendo «notifiche preliminari con valore autorizzativo all’entrata in cantiere al sub appaltatore nonostante la mancanza dei requisiti prescritti e attestando falsamente in tal modo la sussistenza dei suddetti requisiti». Che potevano riguardare determinate competenze tecniche o la certificazione Soa, obbligatoria per partecipare a gare pubbliche.

I lavori riguardavano soprattutto la fornitura e la posa in opera degli infissi interni, l’installazione di portoncini blindati e accessori annessi, lavori relativi agli impianti tecnologici, la posa di pavimentazioni, pitturazioni esterne, impermeabilizzazioni del basamento del modulo abitativo. Sotto la lente della Procura c’è anche la tranche di lavori finalizzata alla realizzazione delle opere di urbanizzazione dell’area di via Cesare Battisti 1, a Visso. L’appalto, un milione e 922mila euro, era stato affidato alla Costruzioni Giuseppe Montagna, azienda che – stando a quanto rilevato dagli inquirenti – non possedeva i requisiti tecnici all’atto dell’aggiudicazione. Stesse carenze, stando al Pm Bilotta, per i subappalti (movimento terra ed opere edili) stretti con la Marsilii Costruzioni e con la Geo Campania (trivellazione).

Ma non solo. Sempre per il cantiere di Visso, Ottaviani (Costruzioni Montagna) e l’ingegnere Patrizio Governatori «ritardavano dolosamente l’esecuzione dei lavori», il cui start era previsto con procedura d’urgenza per il 13 luglio 2017. Alla Procura risultano essere iniziati il 9 agosto. Con una proposta di variante, non necessaria secondo la Procura, il tempo per completare il cantiere si sarebbe dilatato ulteriormente di 233 giorni (77 quelli iniziali), prevedendo anche «l’introduzione di opere diverse da quelle inizialmente previste nel progetto appaltato» per un surplus finanziario di 946mila euro. A causa dei ritardi gli assegnatari delle casette «non hanno potuto occupare nel termine contrattuale gli alloggi, in quanto fino al 3 agosto 2018 i lavori non erano ancora terminati, e alla data del 7 febbraio 2019 non risultavano ancora prodotti né il certificato di ultimazione dei lavori, né gli atti di contabilità finale e di collaudo». 
 

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