Droga e pistola clandestina, 48enne patteggia la pena. Era stato arrestato dopo una perquisizione

Il tribunale di Macerata
Il tribunale di Macerata
di Benedetta Lombo
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Giovedì 18 Marzo 2021, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 11:39

MACERATA - Aveva una pistola con la matricola punzonata e sette proiettili già inseriti nel caricatore, altri 50 proiettili, 858 grammi di marijuana e 1,2 grammi di hashish. Ha patteggiato la pena di un anno e dieci mesi Guglielmo Priolo, 48 anni originario di Vibo Valentia ma residente a Montecosaro. Il patteggiamento è stato concordato ieri in aula tra l’avvocato Gabriele Cofanelli e il pubblico ministero Vincenzo Carusi davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata, Domenico Potetti.

 
Accusato di detenzione illecita dell’arma clandestina (per la quale gli inquirenti erano riusciti a ricostruire il numero di matricola) dei proiettili, della ricettazione dell’arma risultata essere oggetto di furto e di un blocchetto di assegni risultato anche questo essere rubato, nonché dell’illecita detenzione della droga, Priolo, era stato arrestato a giugno dello scorso anno dai carabinieri del comando provinciale.

Il suo arresto era avvenuto nell’ambito di un’indagine della Dda di Milano su un clan del vibonese radicato a Seregno. L’operazione, che aveva portato all’arresto di 20 persone (16 misure di custodia cautelare in carcere, quattro agli arresti domiciliari), era frutto di due indagini su un traffico di droga e armi, ma anche su altre attività della criminalità organizzata come estorsioni, “recupero crediti” e il controllo sulla vigilanza dei locali notturni in Lombardia. Priolo non era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare, i militari dovevano solo eseguire una perquisizione nel casolare in cui vive e lì, durante i controlli, i carabinieri avevano trovato arma, proiettili e la droga. «Non c’entro niente con la ‘Ndrangheta. La pistola era per difesa personale, la marijuana invece era per curare la depressione», si era giustificato così l’indomani il calabrese che all’epoca lavorava come cuoco.

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