Dichiara un reddito basso, ma ha immobili e società: ecco chi è l'imprenditore di Mogliano da 6 milioni di euro

Dichiara un reddito modesto, ma ha immobili e società: ecco chi è l'imprenditore di Mogliano da 6 milioni di euro
Dichiara un reddito modesto, ma ha immobili e società: ecco chi è l'imprenditore di Mogliano da 6 milioni di euro
di Benedetta Lombo
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Sabato 15 Ottobre 2022, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 07:21

MACERATA - Dichiara un reddito modesto ma a lui sarebbero riconducibili beni e disponibilità economiche pari a sei milioni di euro (questo almeno è quanto è stato individuato dalla polizia). Ieri mattina è scattato il maxi sequestro nei confronti di Giancarlo Iorio Gnisci, l’imprenditore di Mogliano, calabrese di origine, che da oltre un ventennio vive ed opera nel Maceratese. Nel mirino della polizia sono finite quote e l’intero compendio aziendale di 14 società operanti nel settore immobiliare ed edilizio, 27 fabbricati, 44 terreni, 3 veicoli e numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 6 milioni di euro. 

 

Il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca è stato emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Ancona – Sezione misure di prevenzione su proposta formulata dal procuratore di Macerata Giovanni Narbone e dal questore Vincenzo Trombadore.

Nel 2020 l’imprenditore era stato già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale e da lì, su input dell’Arma dei carabinieri, partirono gli accertamenti della Divisione anticrimine della polizia di Stato di Macerata guidata dal vicequestore Patrizia Peroni, che hanno portato alla misura eseguita ieri. In vent’anni l’imprenditore, che dichiarava una situazione reddituale modesta, avrebbe aperto e chiuso una ventina di società. «Alcune sono fallite altre le ha chiuse, di alcune lui è semplicemente dipendente, quando non c’è lui c’è qualche familiare stretto», ha precisato la dirigente della Divisione che per eseguire gli accertamenti ha dovuto chiedere l’ausilio del Servizio centrale anticrimine.

«Abbiamo capito sin da subito – ha infatti spiegato – che aveva una mole di beni mobili e immobili grandissimo, soprattutto c’era da analizzare una serie cospicua di conti correnti, di situazioni bancarie di non facile lettura. Il soggetto si è mosso, così come anche alcuni familiari, per entrare nelle iscrizioni in White list, per avere accesso ai finanziamenti per la ricostruzione, ma opportunamente sono stati sempre fermati. Il monitoraggio continua, ma per il momento non ha ottenuto alcun finanziamento». 

Per gli investigatori (ieri in conferenza erano presenti il procuratore Giovanni Narbone, l’ex procuratore facente funzioni Claudio Rastrelli, il questore Vincenzo Trombadore, il vicequestore Peroni e il direttore del Servizio centrale anticrimine Giuseppe Linares) Iorio Gnisci avrebbe costituito nel territorio marchigiano, anche attraverso familiari e prestanome, un articolato sistema societario nel settore immobiliare effettuando sistematiche operazioni per impedire di ricondurre le strutture imprenditoriali a lui. 

Secondo la polizia le società, strettamente collegate tra loro, infatti, sono state utilizzate per operare trasferimenti di beni e di ricchezza, per giustificare spese e conseguente abbattimenti di utili (anche con ricorso a fatturazioni inesistenti), per parcellizzare e al contempo riciclare denaro, celando la disponibilità di somme provento di reati. «Come fa una persona che dichiara al Fisco x – ha puntualizzato il procuratore Narbone ,- a svolgere un’attività economica di questo tipo? C’è da precisare che siamo all’inizio, adesso si apre il contraddittorio, ci saranno delle udienze davanti al Tribunale di Ancona alle quali parteciperemo in modo attivo, poi ci sarà l’esito del procedimento e noi ci auspichiamo la conferma della misura alla luce delle difese». Sul sequestro il legale dell’imprenditore, l’avvocato Gabriele Cofanelli, ha evidenziato che «allo stato la misura patrimoniale disposta sembrerebbe involgere una serie di società sulle quali il mio assistito ha perduto da anni ogni e qualsivoglia cointeressenza, sia essa di natura formale che sostanziale, tanto che in previsione dell’udienza fissata per il giorno 5 maggio 2023 questa difesa si riserva il deposito di una completa analisi tecnico-contabile che possa attestare non solo l’estraneità del soggetto gravato ma soprattutto l’assenza di un concreto collegamento con associazioni di natura criminosa».

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