Il ministro Roberto Speranza riconosce che «un rischio c'è e sarebbe sbagliato non riconoscerlo» ma del resto riflette «il rischio zero ora non esiste ma ci arriveremo solo quando ci sarà il vaccino e fino ad allora si tratta di assumersi dei rischi ponderati e di provare a gestire una fase diversa».
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Secondo il governatore del Veneto Luca Zaia comunque «ci vorrà un Dpcm che interrompa il blocco», ma l'adozione di un nuovo Decreto del presidente del Consiglio è stato sempre escluso da fonti di governo. E allora le cosiddette 'regioni del No' preparano le contromisure di fronte al rischio di nuovi focolai conseguenti a casi importati. «Grande la preoccupazione per stazioni e aeroporti come Termini, Fiumicino e Ciampino», afferma l'assessore alla Sanità del Lazio - al quarto posto per numero di malati -, Alessio D'Amato, che ha chiesto di «riaprire in base ai numeri». In Regione si valuta di introdurre l'autocertificazione per chi viene dalla Lombardia e da altri territori ad alto contagio, oltre al rafforzamento dei test e del tracciamento dei contatti dei positivi (in teoria un caposaldo della Fase 2 in tutta Italia).
Il presidente della Campania Vincenzo De Luca, capofila del No, ha già annunciato «controlli e test rapidi con accresciuta attenzione». «In Sicilia i turisti saranno tracciati», così il governatore dell'isola Nello Musumeci. Insomma, se non è possibile alle Regioni più preoccupate ottenere un rinvio o una riapertura differenziata, né la libertà di imporre la quarantena - a fronte di turisti europei dell'area Schengen che non dovranno farla -, si punta sui controlli.
Sull'isolamento domiciliare non è escluso che possano arrivare delle ordinanze regionali, ragionano fonti vicine al ministro Boccia, aggiungendo però che finora nessuno ne ha parlato esplicitamente. Del resto se si vogliono attrarre turisti non è pensabile di metterli in quarantena a prescindere. La dicotomia resta sempre quella tra tutela della salute e dell'economia.