Platinette dimesso dall'ospedale: il video con la cagnolina Kiri commuove i fan

Poche parole​, ma tanta felicità. Mauro Coruzzi, meglio noto come Platinette, è finalmente uscito dall'ospedale e la prima a salutarlo è stata la sua cagnolina

Platinette è finalmente uscito dall'ospedale
Platinette è finalmente uscito dall'ospedale
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Mercoledì 5 Aprile 2023, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 09:22

«Dopo 20 giorni, oggi ho rivisto la #kiri all’esterno». Poche parole, ma tanta felicità. Mauro Coruzzi, meglio noto come Platinette, è finalmente uscito dall'ospedale e la prima a salutarlo è stata la sua cagnolina. In un video su Instagram, Mauro mostra foto e video dell'incontro speciale col suo amato quattrozampe che corre da lui e scodizola felice di rivederlo. Nel messaggio, Mauro ci tiene a ringraziare l'ospedale, scrivendo: «Grazie alla struttura Niguarda e ai miei #angelicustodi». 

L'ictus

 

Platinette, al secolo Mauro Coruzzi, racconta in prima persona alla Gazzetta di Parma i momenti terribili dell'attacco ischemico e il cammino in corso per ritornare alla normalità. La paura, poi la corsa in ambulanza, le cure e ora la riabilitazione. Mauro Coruzzi, originario di Langhirano, racconta come, al momento del malore, si sia sentito come «bloccato in un fermo immagine, paralizzato dall'incapacità e dalla sorpresa di non riuscire ad avere reazione alcuna».

Ringrazia Andrea, il suo fisioterapista, che si accorge immediatamente di quanto sta succedendo e chiama il 118 e poi descrive le prime notti in ospedale dove «dormire sarà un lusso o uno stato che mi resterà estraneo, non voglio perdermi nemmeno un istante del vivere». Ma poi «passano i giorni e sente che qualcosa si muove e qualcosa no (la mia volontà di farcela?), perché, sia chiaro, 'dal diamante non nasce niente, dal letame nascono i fior', citando De Andrè, e solo quando ti senti in mezzo ad un mare di... guai, è la tua spinta che diventa una marcia in più a farti risalire in superficie, la sola che farà la differenza». Ed ora il percorso di riabilitazione. «Non permettete che vi sia strappata via la speranza, per voi, per chi vi sta vicino, per un dopo che può solo migliorare». 

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