Orgoglio, sorrisi e un po’ di nostalgia: Il Comune fa festa per i suoi 70 anni. Sul palco anche Marcorè e i ragazzi del FantaSanremo

Orgoglio, sorrisi e un po’ di nostalgia: Il Comune fa festa per i suoi 70 anni. Sul palco anche Marcorè e i ragazzi del FantaSanremo
Orgoglio, sorrisi e un po’ di nostalgia: Il Comune fa festa per i suoi 70 anni. Sul palco anche Marcorè e i ragazzi del FantaSanremo
di Domenico Ciarrocchi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Maggio 2022, 05:45

PORTO SANT’ELPIDIO  - Dal borgo di pescatori alla città che punta sul turismo il passo è breve. Basta passare dall’epica degli scarpari e aspettare 70 anni, nemmeno una vita. Quelli celebrati al teatro delle Api da Porto Sant’Elpidio che, per un omaggio all’autonomia da Sant’Elpidio a Mare, si è specchiato sui suoi record, dai successi nelle calzature alla crescita degli abitanti. Con un pizzico di nostalgia.

La serata è stata condotta da Wais Ripa e Paolo Paoletti e sul palco si sono avvicendati il sindaco di oggi, Nazareno Franchellucci, e quelli di ieri, con una vetrina speciale per i ragazzi di Papalina, nuovo orgoglio cittadino.

E poi l’attore Neri Marcorè, che, intervistato da Paoletti, si è tuffato nell’infanzia alla Faleriense e nei sogni da bambino. Talmente grandi da spingerlo a scrivere ad Adriano Panatta per un provino. Perché lui, a tennis, ci giocava e anche bene. «Ma figuratevi se si metteva a fare un provino a un ragazzino, con tutto quello che aveva da fare e le donne che gli giravano intorno», ha ricordato con un sorriso.


Alfio Ripa, vicesindaco negli anni ’50 al fianco di Mario Ricci, ha messo in luce le prime incombenze del Comune e, già allora, l’abbozzo di un turismo balneare sul quale «forse - come ha rimarcato - all’inizio ha creduto più il Comune che i privati, presi da altri interessi», Quello delle calzature, partite in sordina con i primi ciabattini e poi esplose con le imprese che hanno arricchito la città, fino all’ultimo periodo d’oro fra gli anni Ottanta e Novanta, quando «qui piovevano tanti soldi». Una città calamita per tanti “importati” dell’entroterra marchigiano e del Sud, come ha ribadito Pia Maranesi, un secolo di vita portato senza sforzo sulle spalle, capace di strappare al sindaco la promessa di asfaltare il tratto di strada davanti casa, chissà perché ancora dimenticato.


La sua è una storia di quel passato ormai a metà strada fra mito e ricordo, fatto di campi da calcio improvvisati e sfide infinite fra Sopra e Sotto lu fossu, della Casbah. Un passato celebrato dalle poesie lette da Katia Massetti, capace di mescolarsi con il presente di Jimmy Zira, sbarcato in Italia dopo un viaggio in gommone dall’Albania. E pronto, lui muratore richiestissimo, a rinunciare a offerte di lavoro da città come Roma o Venezia, perché qui, c’è da dirlo, si sta bene.


I ragazzi del bar Papalina alla Corva hanno poi ripercorso l’incredibile successo del loro FantaSanremo, di recente esportato all’Eurovision di Torino, mentre i primi cittadini ricordato le tappe decisive per la città, dalla nascita delle prime fabbriche alla chiusura dello stabilimento dei concimi, oggi ancora in attesa di conoscere il suo destino. E poi il lungomare, vanto della città di oggi insieme ai locali in via Cesare Battisti. Meglio prima o meglio adesso? «All’epoca - ha ricordato l’ex sindaco Giancarlo Pacini - non c’era la legge sull’elezione diretta dei sindaci che ha portato stabilità. Ma con noi, scelti dai partiti, c’era più partecipazione, si discuteva».

Pacini ha ricordato il tricolore che per la prima volta sventolava in Comune, all’epoca a Villa Murri, capace di commuoverlo da bambino,. Lui e gli altri primi cittadini hanno ricevuto un attestato, seguiti poi dai rappresentanti delle istituzioni e da chi, in questi anni, ha affrontato l’emergenza sanitaria, premiati dal prefetto Vincenza Filippi. Una serata organizzata con l’impegno, in particolare, del sindaco e dell’assessore Patrizia Canzonetta, suggellata dalla maschera di “Peppu”, lo scarparo gradasso e ingenuo che Marcorè impersonava in zona prima di scalare le vette della fama nazionale. Ricco e pieno di debiti, politicamente scorrettissimo. Ma lo diceva pure il grande calciatore George Best: «I soldi? Li ho spesi quasi tutti in alcol, donne e auto di lusso. Il resto l’ho sprecato».

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